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Roberto Orlando |
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Vedere uno dei propri idoli con la maglia di un’altra squadra quanto può essere considerato un tradimento? “Dipende dalla maglia”, potrà rispondere qualcuno, e in effetti non sarebbe disonesto pensarla in questo modo. Alle volte però, se ci soffermiamo sulla figurina di un calciatore che abbiamo amato e magari lo vediamo arrivato in serie A, in una squadra dall’alto blasone, ad affrontare un percorso professionale importante, magari riusciremmo non solo a perdonarlo perché non è più in rossoblu, ma ci gonfieremmo fieri il petto perché quel giocatore, adesso sotto i riflettori della ribalta, è passato dalle nostre parti. Capita solitamente per quei giocatori che a Taranto hanno dimostrato il loro valore professionale e umano, che hanno lavorato con onestà, che si sono guadagnati non solo la stima dei tifosi ma anche il loro sprone ad arrivare lontano.
Per questo secondo appuntamento con gli eroi in rossoblu e le figurine Panini, presentiamo Franco Selvaggi, uno dei giocatori dell’epopea di fine anni ’70 che, come tanti altri di quel periodo, è rimasto nel cuore dei tifosi. Gli amanti rossoblu, soprattutto quelli un po’ più attempati, potrebbero raccontarci le loro emozioni, vissute sui tubi innocenti del Comunale, a incitare e applaudire per “spadino” Selvaggi e quel Taranto che faceva sognare. Lasciamo però che siano anche gli altri tifosi a parlare, quelli che ugualmente hanno tifato e sostenuto l’attaccante di Pomarico, attualmente l’unico lucano ad essere diventato campione del mondo con la nazionale.
Franco Selvaggi
L’attaccante di Pomarico arriva a Taranto nel 1974 dopo aver giocato poche partite tra Roma e Terni. Esordisce alla terza di campionato contro il Brescia e la prima rete in rossoblu alla sesta nel derby contro il Foggia. Il primo anno Selvaggi colleziona 30 presenze e solo 3 gol. L’anno successivo Selvaggi gioca poco (18 presenze, soprattutto partendo dalla panchina) siglando 2 reti.
Ma “spadino” è destinato a grandi cose: nella memorabile stagione 1976-77, Selvaggi e Iacovone diventano gli idoli del “Salinella” con i loro gol e le loro giocate. Sostenuti da una squadra di tutto rispetto, guidano il Taranto ad una salvezza tranquilla. L’anno successivo, condizionato dalla prematura scomparsa di Iacovone, Selvaggi è destinato a reggere le sorti dell’attacco rossoblu nella seconda parte della stagione: l’attaccante lucano gioca 33 partite e sigla 6 reti, il Taranto arriva nono, perdendo l’occasione del grande salto in massima serie per soli 6 punti.
L’ultima stagione in rossoblu è forse una delle meno soddisfacenti dal punto di vista dei numeri per Selvaggi: il Taranto termina il campionato con il terzo peggior attacco e l’attaccante realizza soltanto 4 reti. Dopo 146 partite e 22 reti Selvaggi saluta Taranto. Il percorso professionale di Selvaggi proseguirà in serie A col Cagliari, con la gloriosa maglia del Torino, con l’Udinese e con l’Inter. Selvaggi tornerà a Taranto da allenatore nella stagione 1994 in serie D, sostituendo Giannattasio alla 14ª giornata. Quel Taranto si classificherà quarto in campionato, dietro Benevento, Nocerina e Maglie.
La carriera di Selvaggi è passata, come abbiamo detto, anche da importanti piazze della serie A: nell’anno del passaggio da Cagliari a Torino, sponda granata, fece parte della rappresentativa che vinse il mundial spagnolo. In quella manifestazione Selvaggi non giocò neanche un minuto e con la maglia azzurra, in carriera, raccolse tre presenze. “Spadino”, così come è ancora soprannominato, è ricordato, quindi, per essere stato una meteora azzurra che si può fregiare del titolo di campione del mondo. Non male...