TARANTO FC

Ambrosi, 'La gente di Taranto vive per il Taranto calcio'

MRB.it ha intervistato l'ex attaccante rossoblù Alessandro Ambrosi
   Angelica Grippa

25 Ottobre 2018 - 10:06

Tempo di lettura: 5 minuti

Alessandro Ambrosi ha disputato due stagioni a Taranto, bomber per natura, ha affrontato gli ionici anche da avversario. Dopo un avvio complesso, nella seconda stagione ha registrato numeri importanti. Ascoltiamo quanto valore ha il suo legame con la nostra città.

Signor Ambrosi lei ha militato a Taranto per due stagioni. Mi faccia un resoconto totale di questa sua esperienza.
"A Taranto sono arrivato nel gennaio del 2006, e nella prima parte della stagione per una serie di infortuni, giocai poco. Per fortuna disputai la partita importante dei play-off, quella che ci permise di approdare vittoriosi in C1. L'anno successivo feci un campionato importante, avevamo una bellissima squadra. Purtroppo non cogliemmo l'opportunità di una promozione in Serie B. Per il valore dell'organico, per il gioco mostrato sul campo, francamente l'avremmo meritata".

Com'è vivere una promozione, mi parli di quell'emozione vissuta.
"Taranto era un piazza che non conoscevo bene. La partita dei playoff, sotto gli occhi di uno Iacovone gremito di gente, è uno dei ricordi più belli che custodisco nella mia carriera da calciatore. Tutte le partite videro una presenza di pubblico importante, questo ci caricò tantissimo. Furono l'arma in più".

Cosa l'ha spinta a scegliere Taranto da calciatore e poi da uomo?
"Venivo da stagioni importanti, disputate in serie B e in C1, precisamente alla Juve Stabia. Con loro avevamo un'ottima squadra, dopo un buon avvio ebbero dei problemi societari e fummo costretti ad andar via tutti. Valutai una serie di proposte. Allora a Taranto vi era il direttore Evangelisti, e con altra gente mi illustrarono il progetto. Già da lì mi resi conto che la squadra del Taranto centrava poco con la C2, erano davvero attrezzati. Fu così che decisi di sposare quel progetto, e il primo anno andò benissimo, il secondo sfortunatamente meno. Per malasorte non riuscimmo a centrare l'obiettivo di giungere in soli due anni in B".

I tifosi tarantini ricordano con piacere di un suo vezzo, quello di alzarsi il pantaloncino in campo. Ma era un gesto scaramantico, un portafortuna, oppure nulla di tutto questo? Cosa si celava dietro quel gesto?
"Partì tutto dal fatto di avere una muscolatura importante, qualche volta il pantaloncino mi creava fastidio. Iniziai così, poi vidi che mi portava fortuna e lo feci sempre. Fu così che unii l'utile al dilettevole, la comodità con la scaramanzia".

Il momento più esaltante a Taranto?
"A Taranto ho vissuto una serie di momenti bellissimi. Ricordo la vittoria favolosa in semifinale con il Melfi, dove all'andata perdemmo 2 a 0, al ritorno dovevamo fare due goal a Taranto. La gara fu perfetta, lo Iacovone strapieno, che emozione bellissima".

Noi tifosi tarantini ricordiamo anche la partita a Perugia, con il Taranto che batte 1 a 0 i padroni di casa, con un suo goal. Ricorda quest'episodio?
"Si certamente. Dopo l'avvio difficile, iniziai a giocar bene una serie di partite. A Perugia prendemmo consapevolezza di quello che realmente potevamo fare. Ripeto, ho il ricordo amaro di non essere riuscito a salire in B per una serie di sfortunati eventi. Ma tante partite ci diedero l'impressione di poter arrivare sino alla fine e centrare l'obiettivo. Tutto questo con una cornice di pubblico colma d'entusiasmo. Rimane un mistero per me come una piazza come Taranto militi nei dilettanti. Ho avuto la fortuna di giocare in piazze blasonate come Pisa, Catania, Cosenza e le confermo che Taranto non ha nulla di meno. Anzi l'amore che esprimono i tarantini per la loro squadra è incomparabile".

Altro episodio importante: San Marino l'arbitro le fece ribattere per tre volte il rigore. Quel rallentamento prima di battere non era consentito, come visse quell'esperienza?
"E' sempre stata una mia caratteristica. Ho battuto 71 rigori in carriera, ne ho segnati 68, ne ho sbagliati solo 3. Quell'episodio non fu isolato, ci furono altre partite in cui ho ripetuto la battuta. Ricordo una semifinale di play-off, Pisa-Cesena, sullo 0-0 l'arbitro mi fece ripetere due volte il tiro. A San Marino l'arbitro esagerò, e alla fine mi fece battere per sfinimento, perché anche la terza volta l'ho battuto come le prime due volte. E' un mio modo di battere i rigori".

Lei ha affrontato Taranto anche da avversario. Con la Juve Stabia fece anche goal contro i rossoblu, in un inizio di campionato tragico per Taranto. Com'è vivere Taranto da avversario e poi militarci?
"Quell'anno feci goal contro il Taranto sia all'andata che al ritorno. Nella prima partita da avversario, Taranto aveva una squadra in allestimento, e faceva impressione vedere lo Iacovone semivuoto. Si parlava addirittura di fallimento. Feci un doppietta e vincemmo 4 a 0. Al ritorno la squadra rossoblu era più competitiva, ma persero comunque. Stava vivendo un momento davvero delicato, si salvò alla fine e l'anno seguente giunsi io. Avendo avuto la fortuna di indossare la casacca rossoblu con una squadra competitiva, le dico che è uno spettacolo. Una piazza che trascina, folgora con una tradizione incredibile. La gente di Taranto vive per il Taranto".

Cosa la lega ancora a Taranto?
"Il Taranto lo seguo sempre. Ho avuto dei contatti anche quest'anno, occupandomi di settori giovanili. In particolare con Montella, un mio ex dirigente nella Cavese. Ho tante amicizie a Taranto e mi piacerebbe tanto tornare, resto un loro tifoso".

Parliamo di presente, Taranto domenica ha conquistato la vetta della classifica. Per il gioco che ha espresso in campo, secondo lei può davvero aspirare alla vittoria del campionato?
"La serie D è complessa, ma è anche ora che Taranto risalga. Per i valori che ha potrebbe risalire tranquillamente, ma per scaramanzia non mi espongo. Me lo auguro di cuore. Vi è anche un problema di organizzazione societaria secondo me. Se mettessero a posto qualcosina sulla gestione tecnica e societaria tutto potrebbe cambiare, e farebbe 10.000 tifosi in un attimo".

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