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'Marekiaro', l'autobiografia di Marek Hamsik

Dalla rubrica di Angelica Grippa, recensione dell'autobiografia di Marek Hamsik (Mondadori, 2018)
   Angelica Grippa

24 Marzo 2020 - 19:07

Tempo di lettura: 4 minuti

"Napoli e l’Italia mi hanno dato tutto quello di cui avevo bisogno. Il calcio è tutto per me, e giocare nel Napoli da undici anni, diventarne capitano, è l’onore più grande che abbia avuto nella mia vita. Ma la ragione per cui sono sempre rimasto a Napoli, nonostante le molte offerte, va oltre il calcio. A Napoli mi sento parte di una comunità, di una famiglia che ha un posto speciale nel mio cuore. Nella vita non ho bisogno solo di uno stipendio per la vittoria, ho anche bisogno di sentire profondamente la mia anima. Napoli mi ha dato questo e io le sarò grato in eterno".

Soprannominato ‘Marekiaro’, per un mix tra il nome e il mare di Napoli, Marek Hamsik è ormai la bandiera di questa città da tantissimi anni. Nato a Banskà Bystrica, in Slovacchia, dal carattere apparentemente freddo e distaccato, è riuscito a farsi spazio nei cuori dei tifosi azzurri con lavoro e sacrificio. Lo stesso sacrificio che aveva conosciuto sin da piccolo, vivendo in una condizione difficile, al limite della povertà. Guidato da papà Richard, erano partiti per quest’avventura, scommettendo 5000 euro, tutto ciò che avevano, il vero viaggio della vita. Un paio di scarpette attaccate alla culla, un presagio, una speranza, per un sogno che prima di lui avevano mancato il nonno e il papà, diventare calciatore professionista. Ma calciatore si nasce, una strana magia e coordinazione tra talento e fantasia, come sottolinea nella prefazione Maurizio De Giovanni.

Mentre Capitano si diventa, è concesso solo ai veri leader, coloro che con sguardo lungimirante attraversano le tempeste e si innalzano nei momenti difficili, prendendo per mani l’intero gruppo, mica cosa da niente. Hamsik ,capitano di una città che non è sua, di una nazione che non è sua , ma che si sente attaccata addosso, come la nostalgia di quando si allontana dal Vesuvio. Il suo faro, Pavel Nedved, l’uomo silenzioso e concreto a cui si è sempre ispirato. Arriva in Italia, prima a Brescia e poi alla sua vera nuova casa, Napoli. Fedele al numero 17, riesce a far innamorare i napoletani persino della ‘disgrazia’ associata per tradizione al suo numero di maglia. Ma la fedeltà per Marek è tutto, ha ricevuto offerte da club come Juventus e Milan ma ha sempre declinato ogni invito, perché non basta il talento, o i soldi, ma la fede viene ancor prima. Quella fede che riserva alla donna della sua vita Martina e ai suoi tre figli. La sua cresta portafortuna, il murales riservato a lui, e sino a quel momento, solo al mito di questa città: Diego Armando Maradona. Hamsik è stato in grado di superare per reti fatte, come sottolinea lui stesso, il dio del calcio a Napoli, un traguardo inestimabile che ha consacrato il patto tra questa città e il suo capitano. Ha deciso e disputato in maglia azzurra una serie infinita di partite decisive, un grande, dentro e fuori dal campo. Capitano del Napoli di Benitez, di Mazzarri, di Sarri e adesso Ancelotti, ha vissuto momenti magnifici come le due Coppe Italia conquistate, in primis quella conquistata contro gli avversari di sempre, i bianconeri. Tante soddisfazioni ma tanti bocconi amari, rapporti conflittuali e una stima da parte del presidente De Laurentis, incondizionata. Nella stagione precedente dopo l’obiettivo mancato ancora una volta, quello dello scudetto contro la Juventus, ha attraversato una crisi mistica, vagliando le offerte che arrivavano dall’estero. Poi per fortuna nessuna ha soddisfatto le richieste del suo unico club. Un segno dal cielo, un battito di cuore e la chiamata al ‘Leader calmo ’, il nuovo allenatore del Napoli, Carlo Ancellotti. Ancora una volta Marek a disposizione del gruppo, della città intera che lo ama e lo rispetta.

Trovo magnifica la contrapposizione fra la passione estrema e calorosa dei napoletani e il carattere responsabile e mite del suo capitano. Per la strana legge che regola gli equilibri dell’universo, queste due forze si compensano, è ciò di cui un ambiente pressante e importante come Napoli necessita. Bellissime le frasi dedicate a questo calciatore nella parte conclusiva del libro, perché diciamolo, noi amanti del calcio e tifosi di tutte le squadre, stimiamo Hamsik, per la sua serietà e professionalità. Tutti vorremmo a centrocampo un campione come lui. La capacità di cogliere la magia napoletana e farla sua, è stata la più grande dote di un calciatore tatticamente infallibile nel suo reparto. A Napoli il calcio è come la religione, e oggi il suo messia si chiama ‘Marek Hamsik’.

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