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Angelica Grippa |
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Tempo di lettura: 3 minuti
"Il calcio è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo"
P.P.Pasolini
La vita per il calcio, ogni respiro, ogni nome e riferimento sono calcistici, nella storia che Cosimo Argentina ha raccontato in ‘Cuore di Cuoio’, datato 2004. Taranto anni ’70, un gruppo di ragazzini si raccontano e si scontrano con la realtà cruda che li circonda, con una spontaneità disarmante e genuina. Il protagonista Camillo Marlo, detto ‘Kroll’ è il filo conduttore del racconto, dove persino le ragazze vengono chiamate con i nomi delle squadre di calcio straniere, c’è la sua Twente, poi Stella Rossa di Belgrado e tante altre. Le prime e imbarazzanti esperienze sessuali, la scoperta della vita, dell’amore e di quei piccoli tormenti, che nell’età adolescenziale hanno un’importanza che non avranno mai più.
Quell’età di mezzo, carica di sogni ed emozioni, prima che la realtà ci svegli e ci renda cinici e concreti, per sopravvivere al peso della quotidianità. Per Camillo c’è un sogno che potrebbe diventare realtà, La Juventus, che in estate potrebbe prenderlo nelle giovanili. Questa speranza di poter cambiare e sovvertire il destino, in una situazione difficile, attraverserà l’intero racconto. Così come il Taranto calcio, le partite della squadra della sua città che scandiranno il tempo, le delusioni e le gioie dei protagonisti. Tutta la catena di sogni si infrange a quell’evento che ha sconvolto per sempre le coscienze dei tarantini, la morte di Erasmo Iacovone, che con delicatezza e cura viene descritto, così come il funerale. Il calcio in questa città non sarà più lo stesso, avvertirà per sempre il peso di un vuoto e di un destino che si è spezzato proprio sul più bello. Il gergo dialettale e adolescenziale che vengono utilizzati, fa del linguaggio di Argentina uno dei tratti salienti del racconto, infatti senza alcun filtro si legge quello che adolescenti degli anni ’70 dicevano e ascoltavano.
Viene facile porre un confronto, quello tra la generazione degli anni 2000 e quella di questi anni raccontati, che profumano di pallone di cuoio , di campo, ma soprattutto di sole e mare. La maggior parte delle vicende si svolgono in luoghi aperti, l’immagine di questi piccoli uomini per strada, delle confessioni ma soprattutto delle illusioni che non si realizzeranno mai. Lo sport giocato e nel caso particolare il calcio, ha ancora un ruolo centrale nelle nuove generazioni sempre più legate alla realtà fittizia del virtuale? La verità, il contatto, il coraggio, il dialogo sono tutti elementi che si stanno dissolvendo sotto il peso dei social network e della rete. L’unico elemento che sembra collegare le due generazioni con pochissimi cambiamenti è il linguaggio adolescenziale, che sembra non mutare mai, e bravissimo Argentina a coglierne le sfumature e a proporlo in modo crudo. I protagonisti di questa storia sono il calcio, l’amore, ma soprattutto l’ingenuità di un gruppo di ragazzi che stanno scoprendo la vita a suon di calci ad un pallone, e un neorealismo di stampo pasoliniano che ci catapulta direttamente nelle vite senza filtri o costruzioni.