TARANTO CALCIO

La farsa di Pieroni, la rabbia mai sopita

Da 'Gaucci la pagherà' a 'sono stato il suo confidente'. Taranto non dimentica
   Roberto Orlando

04 Febbraio 2020 - 18:56

Tempo di lettura: 4 minuti

Il presidente Luciano Gaucci è stato un personaggio eccentrico, nel mondo del calcio è saputo arrivare dove gli altri non arrivavano, vedere dove altri diventavano miopi. Il suo Perugia ne è stato l’emblema. Personaggio amato e odiato, “Lucky” Luciano ha sempre viaggiato al confine tra la testa e la pancia, quella immortalata nella lite con Matarrese, per esempio. Tanti risultati nel mondo del calcio ma anche tante cadute, come il fallimento del Perugia e la condanna per lui e i suoi figli Alessandro e Riccardo.

Ermanno Pieroni è stato un dirigente di primo piano, che negli anni ’80 e ’90 si è espresso ad alti livelli nazionali. A Taranto dopo il ripescaggio del 2000 ha vissuto due anni altissimi e lo sprofondo più totale, quello del fallimento. Su wikipedia non esiste una pagina su "Ermanno Pieroni", ma ricordiamo bene l’arresto ad Ancona nell’agosto del 2004 e la condanna per bancarotta fraudolenta.

In questo quadro le splendide parole dell’ex patron (da padrone, capo, organizzatore di eventi) riecheggiano stridule alle orecchie di chi il 9 giugno 2002 aveva creduto che la risposta allo 0-1 l’avrebbe data il campo. Pieroni scappa da Taranto, lancia parole velenose contro i Gaucci, li addita come acerrimi nemici suoi e del suo cuore rossoblù, per poi farsi vedere insieme a Lucky" Luciano al calciomercato due settimane dopo.

Oggi il suo è un cordoglio vero in un mondo falso, tarocco. Un mondo dove “il più pulito ha la rogna”, come si dice. L’ennesima prova della sua falsità nei confronti di Taranto, dove è stato il carnefice della morte del calcio, del tifo. Sono passati 18 lunghissimi anni, ma ancora c’è tantissima gente che “non vado al campo da Taranto – Catania”, il più grande tradimento inscenato in diretta davanti a 30.000 persone.

Io c’ero, quell’anno. Ho vissuto allo stadio 32 delle 38 partite disputate dal Taranto. Spendendo soldi, togliendo tempo agli affetti, per vivere un momento storico importante per la squadra della mia città, la rinascita calcistica del Taranto dopo 7 anni di nulla. E con me c’erano almeno altre 10.000 persone che si muovevano sulla strada, che ci credevano. Eravamo noi le foto dei nostri genitori che festeggiavano la B degli anni ’70 e ’80, la stessa sincera gioia, lo stesso schietto divertimento. Fino a quel 9 giugno, quando scopri che chi amavi ti ha tradito vilmente. Nel modo peggiore.

Pieroni sparì da Taranto per una decina di giorni, per poi riapparire e rilasciare dichiarazioni di guerra al Corriere del Giorno: "Però una cosa è certa e lancio questo messaggio ai tifosi di Taranto: troverò il modo, sportivo, s’intende, di vendicare questa onta che abbiamo subito. In un modo o nell’altro Gaucci dovrà rendere conto per il danno che ci ha fatto e pagherà. La serie B l’ha vinta Gaucci, non il Catania". I toni si alzano. Pieroni lancia precise accuse al patron perugino e famiglia: "sono arrabbiato ancora e impotente di fronte a questo. I tifosi tengano bene a mente il nome di Luciano Gaucci. Lui, e non il Catania, hanno con premeditazione scippato a noi la serie B. Gaucci scientificamente e immeritatamente ha tolto a noi la promozione" […] "dopo neanche quindici minuti avevo capito tante cose, sono stato tentato anche di entrare in campo e dire qualcosina all’arbitro, di fare il Gaucci insomma. Però in quel momento ho pensato anche a quello che poteva succedere, alle conseguenze".

Che Pieroni sia in lutto... lo immaginavamo e ce ne frega poco, per quanto davanti alla morte servirebbe solo la pietà cristiana. Le sue parole di cordoglio verso un uomo buono e giusto (come dice lui) riaprono le ferite. Il suo sbandierare di essere stato suo confidente, fidato collaboratore, spegne tutti i suoi discorsi sulla sua discolpa riguardo quel Taranto – Catania. "I poteri forti", "la politica", "la Federazione", ma a chi la racconti? Ci aggiungeremmo anche qualcos'altro, ma saremmo offensivi e poco eleganti. Nessuno ci crede alle tue parole, Pieroni, perché tanto valgono. Niente. Ma quel che è peggio è che mentre tu ti sei riabilitato e continui a lavorare nel mondo del calcio, ricordati che sei il colpevole della morte del tifo più genuino a Taranto. E la nostra rabbia, da quest'inferno della serie D, resta un inutile abbaiare di cani dietro il cancello.

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