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Roberto Orlando |
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Il pareggio di Val D’Agri lascia un po’ l’amaro in bocca, anche perché la squadra di Laterza ha dato dimostrazione di esserci con la testa (soprattutto Guaita, ci si conceda questa licenza…) e con le gambe nonostante le defezioni e una rosa che limita le alternative al tecnico jonico. Una buona prestazione e una buona tenuta tattica e fisica, a dimostrazione dell'utilità del lavoro svolto da agosto, come evidenzia il DS Montervino.
Bicchiere mezzo pieno, quindi, una luce sul cielo nuvoloso del Taranto. Anzi, tante piccole luci, perché se si analizza l’insieme della prestazione c’è da evidenziare le prove degli under, di carattere e qualità; una presenza importante e strategica quella degli juniores, che in campo può fare la differenza. E la differenza in qualche modo si è fatta, al netto delle attenuanti legittime da attribuire a mister Ginestra, che ha avuto nove giorni per costruire e dar forma alla propria squadra.
Adesso si torna allo Iacovone, dove il Taranto non vince e non segna dal 26 gennaio (3-0 al Grumentum) e dove non potrà contare sui suoi tifosi. Resta questo un capitolo aperto, quello del rapporto tra la società e dei suoi supporters: è necessario, fondamentale, ricucire lo strappo. Il tifo non è una componente avulsa rispetto alla squadra e non la si può ignorare, proprio per il suo ruolo di “anima” della squadra: Eduardo Galeano diceva “raramente il tifoso dice ‘oggi gioca la mia squadra’ ma ‘oggi giochiamo’. E sa bene, questo numero dodici, che è lui a soffiare sui venti del fervore che spingono il pallone quando dorme, e gli altri undici giocatori sanno bene che giocare senza tifosi è come ballare senza musica”.
E allora, salga sul podio questo direttore d’orchestra, perché abbiamo bisogno di musica per ballare.