Armando Torro | |
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Le grandi squadre insegnano che in Champions League si può vincere e convincere anche quando ci sono diverse assenze importanti. Lo ha dimostrato il Bayern Monaco all'Olimpico contro la Lazio e questo deve essere di monito all'Atalanta che affronterà il Real Madrid.
Il netto e tutto sommato contenuto 4-1 esterno dei campioni d'Europa e del mondo in carica è nato dalla voglia di azzannare la preda, soprattutto quando questa commette errori.
Errori imperdonabili da parte degli uomini di Inzaghi, in particolare Musacchio che al 9' ha spalancato la porta (e la partita) a Lewandowski con un retropassaggio sbagliato e scellerato sulla pressione dei bavaresi: c'è un motivo per cui l'attaccante polacco ha vinto la classifica cannonieri della scorsa edizione e ce n'è uno per cui il difensore argentino era stato scavalcato nelle gerarchie del ruolo di difensore centrale anche da Gabbia e Kalulu al Milan.
Ma non solo, la Lazio si è illusa di poter far male al Bayern con una sola arma, cioè giocare sulla velocità di Lazzari e sulle lacune difensive di Davies dopo aver attirato e superato il pressing avversario. Peccato che proprio su quella fascia ci fosse anche Coman, risultato immarcabile dall'ex Spal e soprattutto da Patric, autore di un altro orrore in impostazione che ha dato il via all'azione del 3-1. Peccato anche che il pressing ospite fosse molto efficace e fatto con grande intensità, tanto da indurre Reina - solitamente bravo a giocare il pallone coi piedi - a sbagliare un appoggio verso Leiva e poi a dover rimediare con una parata di puro istinto su Lewandowski.
Il confronto con Immobile è stato stravinto dal 9 in maglia rossa, formidabile ad aprire gli spazi e consentire gli inserimenti centrali dei trequartisti: solitamente il più attivo è Müller, ma la sua assenza è stata colmata con grande personalità e prontezza dal prossimo diciottenne (li compirà questo venerdì) Musiala, bravo a spedire in fondo alla rete il pallone del 2-0 ospite al 24'.
Nel frattempo c'era stata una reazione guidata dai singoli, soprattutto Lazzari, Correa e Milinkovic Savic: ci sarebbero stati gli estremi per il rigore con il pestone di Boateng al serbo proprio sulla linea dell'area.
Non è stato assegnato e la squadra di Flick è tornata tranquillamente a fare la partita, fino ad arrivare all'azione del raddoppio con qualità e rapidità.
Solo a quel punto Inzaghi ha provato a cambiare marcia inserendo Lulic per Musacchio e i biancocelesti hanno avuto qualche spazio, ma Patric ha aperto l'autostrada per Coman al 42', Reina ha fatto quel che ha potuto e sulla ribattuta Sané è stato implacabile nel tap-in come nel resto delle azioni.
Siccome non c'è due senza tre, la Lazio ha completato la galleria degli orrori proprio in avvio di ripresa: da un calcio d'angolo a favore si è arrivati in area biancoceleste sull'asse Coman-Sané che ha saltato Patric come un birillo e ha messo in mezzo per francese Davies, anticipato rovinosamente da Acerbi che ha depositato il pallone in rete per la quarta volta.
E grazie all'immediata reazione d'orgoglio, almeno quello, dei padroni di casa è arrivato il gol di Correa servito da Luis Alberto per l'1-4 con una serpentina in area e un'altra occasione per l'argentino di rendere meno amara la sconfitta. Solo che dopo un'altro svarione in impostazione, Reina ha salvato ancora su Lewandowski per evitare la cinquina.
Cinque come erano gli assenti di peso del Bayern, cioè Müller, Pavard, Costa, Gnabry e Tolisso, che non si sono sentiti. A differenza dei due indisponibili in casa Lazio, Luiz Felipe (escluso anche dalla lista Champions) e Radu, sostituiti in modo pessimo da Musacchio e Patric.
L'altra squadra che poteva lamentare assenze importanti era l'Atletico Madrid in "casa" sul campo neutro di Bucarest contro il Chelsea. Ma più che i vari Trippier, Ferreira Carrasco e Giménez alla squadra di Simeone sono mancati il bel gioco e la prolificità offensiva fatti vedere in Liga finora: 0 tiri in porta e solo una vera occasione da gol sprecata da Lemar a metà primo tempo su assist di un Suárez per il resto poco ispirato.
Se il portiere dei Blues non ha dovuto effettuare parate, Oblak ne ha compiute due piuttosto semplici, sul suo palo, su altrettanti tentativi di Werner che ha messo in difficoltà la linea difensiva a 3 di Simeone.
Ma quando in una partita destinata altrimenti allo 0-0 c'è un regalo bisogna sfruttarlo: non lo ha fatto Suárez sul controllo sbagliato di Mendy a causa del retropassaggio di Azpilicueta, a differenza di Giroud.
Che si è esibito in quello che è ormai un classico del suo repertorio, il gol bello in acrobazia: rimpallo al limite dei 16 metri e palla alzata da Hermoso su cui l'attaccante francese si è lanciato con una semi rovesciata mandando il pallone alle spalle di Oblak.
All'inizio sembrava che il tocco fosse di Mount e ciò avrebbe significato fuorigioco di Giroud, ma dopo un lungo consulto in sala Var è stato correttamente convalidato il gol al Chelsea che ha ottenuto la seconda vittoria consecutiva in trasferta contro l'Atletico (l'ultima a settembre 2017) e che ha allungato la striscia di risultati utili consecutivi da quando l'allenatore è Tuchel.
Al ritorno allo Stamford Bridge sarà comunque ancora tutto in bilico, purtroppo non si può affatto dire la stessa cosa per Bayern Monaco-Lazio all'Allianz Arena.
Lazio-Bayern Monaco 1-4
Lewandowski 9', Musiala 24', Sané 42', Acerbi a 47' (B); Correa 49' (L)
Atletico Madrid-Chelsea 0-1
Giroud 68'