Armando Torro | |
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In Champions League l'attenzione ai dettagli e la concentrazione duratura fanno la differenza, a maggior ragione quando ci si gioca il passaggio del turno negli scontri a eliminazione diretta.
La Juventus non ha affatto imparato la lezione dell'anno scorso con il Lione neanche quando le è stata riproposta all'andata di questi ottavi di finale a Oporto.
È un discorso che siamo costretti a ripetere perché il primo tempo degli uomini di Pirlo è stato troppo simile a quello visto al Do Dragão: a parte l'occasione sprecata dopo 2' da Morata, il Porto ha giocato un calcio di difesa a linee strette, applicazione del fuorigioco e ripartenze degno della migliore tradizione italiana risultando decisamente più pericoloso dei bianconeri.
Il campanello d'allarme l'ha suonato Taremi centrando di testa l'incrocio dei pali, ma in generale la squadra di Conceiçao ha saputo sfruttare la debolezza della linea difensiva alta guidata da Bonucci e Demiral, che hanno sofferto la fisicità e la prontezza atletica dei due attaccanti ospiti. Un'azione sviluppata sul lato di Marega con la collaborazione di Corona ha portato al pallone in mezzo del maliano per Taremi atterrato da Demiral in area. Rigore ingenuo e trasformato dallo specialista Oliveira bravo a spiazzare Szczesny, nonostante i consigli di un Cristiano Ronaldo decisamente in ombra nei primi 45' in cui il Porto ha calciato in porta 8 volte e la Juve solo 3.
L'asso di Funchal si è fatto vedere solo all'alba della ripresa con uno stop su lancio centrale di Bonucci trasformato in assist dal destro sotto l'incrocio di Chiesa: è stata la solita scintilla che ha acceso le speranze juventine, divampate grazie alla follia di Taremi che, appena ammonito, al 54' ha allontanato il pallone a gioco fermo lasciando la sua squadra in inferiorità numerica.
Così è stato più facile applicare il piano gara studiato da Pirlo: palla sulle fasce per lo scatto di Chiesa o Cuadrado e cross in mezzo o corsa verso la porta di Marchesín. Quando anche il portiere argentino è stato saltato, è intervenuto Pepe a contenere il numero 22 che ha colpito il palo, prima di gonfiare la rete per la seconda volta sullo splendido cross del colombiano.
Con l'inerzia a favore e i cambi (De Ligt per Bonucci e McKennie per Ramsey) che hanno aggiunto fisicità il Porto ha fatto grande fatica a uscire dalla sua metà campo e Conceiçao deve ringraziare Marchesín per l'intervento salva-risultato sullo scatenato Chiesa andato via a Corona in area. L'ultimo squillo per evitare i supplementari, dopo i due tentativi di Sarr e Marega, è arrivato da Cuadrado, che ha centrato la traversa con un sinistro forte a giro, mentre l'unica emozione dal 90' al 105' è stata un colpo di testa di Marega finito in braccio a Szczesny.
Kulusevski subentrato ad Arthur ha calciato col destro il pallone del possibile 3-1 ma Mbemba ha salvato alla disperata, poi il "fattaccio", quello dei dettagli che fanno la differenza.
Su una palla persa sulla trequarti, il Porto è ripartito e Oliveira è stato fermato prima con una spinta e poi con una scivolata sul pallone da Rabiot. Cartellino giallo e punizione assegnata dai 25 metri, che in assenza di "coccodrillo" dietro la barriera, lo stesso portoghese ha calciato forte e bassa. Gli uomini in barriera hanno saltato in modo scomposto, non a tempo, e soprattutto Cristiano Ronaldo ha tenuto le gambe aperte girandosi di spalle: il pallone è passato proprio lì, visto in ritardo da Szczesny che non è riuscito a evitare il gol del 2-2 al 115'.
Stavolta la reazione è stata rabbiosa e ha portato all'immediato 3-2 di Rabiot, ma l'impeto bianconero è stato smorzato dai cambi finali di Conceiçao e dalla capacità del Porto di perdere tempo anche nel recupero fino al fischio finale che ha consegnato la qualificazione agli ospiti.
Alla fine la Juventus ha meritato di uscire, avendo commesso due volte gli stessi errori di disattenzione e sufficienza che il Porto umile e organizzato ha saputo sfruttare. Per tutto l'ambiente bianconero ci sarà da riflettere sul fallimento degli ultimi tre anni e su un ciclo europeo che con CR7 (peggiore in campo) non solo non si è aperto, ma ha fatto fare passi indietro a una squadra che pian piano sta perdendo la sua identità.
Per quanto riguarda l'altra partita in programma nel martedì c'è da segnalare ancora una volta il prodigioso e precoce Haaland (il più veloce a fare 20 gol in Champions, solo 14 partite), che si è confermato il finalizzatore-trascinatore del Borussia Dortmund. La sua doppietta contro il Siviglia prima dell'ora di gioco ha permesso ai gialloneri di gestire il 3-2 esterno ottenuto all'andata senza troppi patemi, nonostante il risultato finale della sfida al Signal Iduna Park reciti 2-2 (doppietta anche per En Nesyri) e alla squadra di Lopetegui sia mancato un gol per portare anche questa sfida ai supplementari.
L'episodio più curioso è avvenuto a inizio ripresa quando un gol annullato ad Haaland per fallo in attacco si è trasformato, con l'on field review, in rigore per il BvB. Il centravanti norvegese si è fatto ipnotizzare da Bono che lo ha sbeffeggiato, però la moviola ha smentito il portiere marocchino partito in anticipo e con entrambi i piedi fuori dalla linea di porta. Sulla ripetizione del rigore, calciato sempre a incrociare col suo sinistro, Haaland ha realizzato il 2-0 vendicandosi verbalmente ed esultando davanti al suo avversario come fece 15 anni e mezzo fa Van Nistelrooij in Olanda-Andorra (qualificazioni a Germania 2006): anche in questo caso è arrivata l'ammonizione, che è valsa la diffida ad Haaland.
Juventus-Porto 3-2 dts
Oliveira r 19' (P); Chiesa 49',63' (J); Oliveira 115' (P); Rabiot 117' (J)
Bor. Dortmund-Siviglia 2-2
Haaland 35', r 54' (D); En Nesyri r 68', 96' (S)