Armando Torro | |
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Quando in partenza è difficile portare a termine una missione, il minimo da fare è sbagliare il meno possibile: esattamente quello che non ha fatto l'Atalanta contro il Real Madrid nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League.
A Valdebebas, nello stadio intitolato ad Alfredo Di Stéfano e senza pubblico, è mancato certamente il "miedo escenico" del Bernabéu ma non due pilastri dei blancos che non c'erano all'andata.
Se da una parte il capitano Ramos ha avuto vita piuttosto tranquilla nel controllare Muriel, schierato da Gasperini come unica punta (mal) supportato da Malinovskyi e Pasalic, dall'altra parte del campo Benzema è stato il regista avanzato e il finalizzatore di una squadra attenta, cinica e anche umile.
Umile perché Zidane ha schierato i suoi col 3-5-2 per contenere la spinta sulle fasce di Gosens e Maehle con due velocisti come Vázquez e Mendy e la tattica ha funzionato, dato che non si sono visti i soliti cross da quinto a quinto, ma solo quello di Muriel da sinistra per l'inserimento centrale dell'esterno tedesco al 2' su cui Courtois è stato reattivo.
In pratica l'unica occasione creata dall'Atalanta nel primo tempo - chiuso senza recupero con troppa fiscalità al 45' esatto mentre Muriel poteva costruire la seconda palla gol -, in cui il Madrid ha saputo tenere il possesso senza subire il pressing (lento) dei nerazzurri decisamente sottotono e capaci di farsi male con le loro mani, anzi, con i loro piedi. In particolare quelli di Sportiello che, volendo restituire con un lancio il pallone passatogli indietro da De Roon, ha trovato Modric a intercettarlo, entrare in area e servire Benzema per il comodo tap-in dell'1-0 al 34', il gol che ha stravolto il piano gara di Gasperini.
Infatti nella ripresa è entrato Zapata (con Ilicic) per dare più peso all'attacco e si sono aperti gli spazi in contropiede per i padroni di casa, soprattutto per Vinicius che ha banchettato contro i tre lenti centrali atalantini, umiliandoli con scatti e serpentine: la prima volta ha mandato di poco fuori il pallone con l'esterno destro, la seconda si è conquistato un rigore subendo due tocchi da parte di Tolói (col sinistro fuori area e col destro dentro l'area) con la strada spianata davanti a Sportiello.
Episodio simile a quello dell'andata con Mendy e Freuler: se si fosse seguita la stessa logica e se l'arbitro avesse giudicato come fallo decisivo solo il primo contatto fuori area, probabilmente il capitano nerazzurro sarebbe stato espulso.
Il suo omologo Ramos è stato infallibile dagli undici metri, rendendo la mezz'ora abbondante da giocare una formalità, a maggior ragione dopo le parate di Courtois su Zapata inframmezzate da quella di Sportiello su Benzema e il successivo palo del 9 madridista. E anche quel lumicino di speranza acceso dalla punizione di Muriel al minuto 83 è stato spento nel giro di 90 secondi, complice una difesa mal schierata sulla ripartenza da centrocampo e uno Sportiello non impeccabile sul tiro del neo entrato Asensio sul primo palo.
Si è vista la superiorità tecnica e caratteriale del Real Madrid,che così ha rotto la striscia di 5 vittorie esterne consecutive in Champions dei nerazzurri, ha superato gli ottavi dopo due eliminazioni consecutive ed è arrivato a 12 vittorie nelle ultime 13 partite contro club italiani. L'ultima sconfitta è l'1-3 al Bernabéu contro la Juventus nel 2018, quella del rigore trasformato da Cristiano Ronaldo al 96', ultimo (o forse no) gol europeo del portoghese con la camiseta blanca.
Prosegue ancora, invece, l'imbattibilità del Manchester City, che non subisce reti da 706', cioè dalla prima giornata contro il Porto, e ora è al secondo posto nella storia della Champions in questa speciale classifica alle spalle dell'Arsenal 2005/2006 (995').
Alla Puskas Arena di Budapest la squadra di Guardiola ha archiviato il passaggio ai quarti in soli 6' nel primo tempo: a tramortire il Borussia Moenchengladbach ci hanno pensato De Bruyne con un sinistro potente dai 20 metri che ha scheggiato la parte interna della traversa e Gündoğan con un leggero tocco di destro sull'uscita di Sommer, ma soprattutto sull'assist no look di Foden dopo 30 metri palla al piede.
Eppure, come all'andata, un paio di occasioni le hanno avute i tedeschi sia sullo 0-0 (dopo la gran parata di Sommer su Foden) che sul 2-0, con protagonisti Embolo e Wolf, senza trovare fortuna, ma solo in un'occasione le mani di Ederson. Nel secondo tempo i Citizens hanno amministrato provando di tanto in tanto gli affondi con Mahrez che ai tre quarti di gara ha impegnato Sommer e poi nel recupero ha spedito il pallone sul fondo col suo sinistro a giro.
Un altro 2-0 in scioltezza sulla squadra di Rose che proietta il Manchester City ancora una volta tra le favorite per la vittoria finale, a meno di clamorosi crolli come l'anno scorso contro il Lione.
Real Madrid-Atalanta 3-1
Benzema 34', Ramos r 60' (M); Muriel 83' (A); Asensio 84' (M)
Man. City-Bor. Moenchengladbach 2-0
De Bruyne 12', Gündoğan 18'