Armando Torro | |
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Arrivati ai quarti di finale di una competizione come la Champions League i fattori determinanti aumentano: oltre all'attenzione nei dettagli subentrano l'abitudine a giocare certe partite e la qualità complessiva delle squadre, soprattutto delle riserve.
Sono le tre grosse differenze che hanno marcato in modo sostanziale l'andata del quarto più blasolato, quella tra Real Madrid e Liverpool (19 Coppe dei Campioni/Champions League in due) a Valdebebas.
Quella più evidente è data dalle difese, entrambe orfane dei centrali titolari: se le assenze di Van Dijk, Gómez e Matip da una parte sono croniche, quelle di Ramos e Varane dall'altra non sono poi così poco frequenti. Eppure il divario tecnico e tattico dei rispettivi sostituti si è rivelato enorme, perché Kabak e Phillips sono stati inadeguati nel tenere a bada Benzema e soprattutto la velocità di Vinicius che spesso si è inserito con tagli da sinistra verso il centro. Come quello sul lancio perfetto di Kroos da oltre 70 metri su cui il brasiliano ha controllato al volo con la spalla proprio tra il centrale di destra e Alexander Arnold e ha freddato Alisson col destro in diagonale al 27'.
La squadra di Klopp non ha reagito, non è riuscita a creare nessuna azione pericolosa col tridente formato da Mané (un fantasma), Diogo Jota preferito a Firmino e Salah fronteggiati abilmente da Nacho ed Eder Militao.
Il tradimento più grande è arrivato da uno dei senatori, Alexander Arnold, su un altro lancio col contagiri di Kroos verso Vinicius, stavolta largo sulla fascia: il terzino destro ha provato ad evitare il pericolo anticipando di testa il brasiliano, ma indirizzando il retropassaggio ad Asensio lasciato solo già a inizio azione. È stato freddissimo l'11 dei blancos a superare Alisson in uscita in tuffo con un delizioso sombrero e a depositare in rete col sinistro. Meno bravo col piede debole, il destro, quando il regalo gli è stato confezionato poco dopo da Kabak
- vecchio obiettivo di mercato del Milan, che ora si gode Tomori -
con quello che nelle intenzioni sarebbe stato un appoggio al portiere, ma il tiro è terminato lontano dalla porta.
Poco prima della fine del primo tempo Klopp si è giocato la carta dell'ex blaugrana Thiago Alcántara (al posto di Keita titolare a sorpresa) per svegliare i suoi, che effettivamente a inizio ripresa hanno cominciato a caricare a testa bassa fino a trovare il 2-1 con Salah sul tiro sporco di Jota. Peccato che la notte da incubo per il povero Alisson non fosse finita, infatti da una rimessa laterale sulla destra Benzema prima e Modric poi hanno potuto tranquillamente giocare il pallone e appoggiarlo a Vinicius che ha colpito indisturbato in mezzo alle statue in maglia rossa piegando le mani al portiere brasiliano, in verità non esente da colpe.
Meritato il 3-1 del Real Madrid di Zidane che ha un piede in semifinale (ci è arrivato 3 volte su 4), a meno che tra 8 giorni il mago Klopp non tiri fuori il coniglio dal cilindro.
Si può dire lo stesso anche per la vittoria del Manchester City all'Etihad Stadium sul Borussia Dortmund nel quarto di finale opposto, cioè quello meno blasonato dei quattro (solo una Champions, quella dei tedeschi nel 1997 in finale contro la Juventus) ma più intenso sul piano del gioco e non solo.
Perché a macchiare una partita in bilico fino all'ultimo nonostante le occasioni create è stato l'arbitro Hategan, quello del presunto episodio di "razzismo" poi appurato che non era tale in Psg-Basaksehir, protagonista di due decisioni controverse sul punteggio di 1-0.
Dopo il primo errore che ha dato il via alla magnifica azione iniziata e conclusa da De Bruyne per il vantaggio dei Citizens, al 28' Emre Can ha colpito con la pianta del piede il ginocchio di Rodri in area di rigore, mentre lo spagnolo colpiva male di testa facendosi carambolare il pallone sul braccio. In un primo momento Hategan ha indicato il penalty ammonendo l'ex juventino, dopo 3' l'ha negato dopo aver rivisto l'episodio con l'on field review giudicando ininfluente il fallo del turco e successivo al mani dello spagnolo, ma senza cancellare il cartellino giallo.
Poi, solo 4' più tardi, il fischietto rumeno ha annullato un gol a Bellingham per un presunto fallo in gioco pericoloso su un controllo sbagliato di Ederson (palla alzata un metro da terra) appena fuori l'area di rigore: dalle immagini non è chiaro se la gamba del centrocampista classe 2003 sia tesa e in modo tale da fischiare fallo.
Passato lo spavento la squadra di Guardiola ha creato due importanti occasioni per raddoppiare, ma Hitz si è superato su Foden e De Bruyne ha calciato di poco a lato. Ma al minuto 84 è finita l'imbattibilità del Manchester City (fermata a 791', il record dell'Arsenal è salvo) grazie a una splendida combinazione tra Bellingham, Haaland e capitan Reus, a segno anche nell'ultimo City-BvB datato 3 ottobre 2012, quello in cui arrivò il pareggio di Balotelli al 90' su rigore a salvare Mancini dalla sconfitta.
Sarebbe stato un altro 1-1, ma stavolta il gol realizzato al 90' è valso una vittoria ai padroni di casa, grazie a Foden che ha capitalizzato un'altra invenzione di De Bruyne: lancio di 40 metri a pescare l'ex Gündoğan (che quella partita la giocò) in area e appoggio per l'inglese che col suo sinistro ha superato Hitz.
Per Dortmund di Terzic una sconfitta onorevole che fa rabbia e per Reus il record come miglior realizzatore della storia giallonera in Champions League, arrivando a quota 18 reti e superando Lewandowski.
Per Guardiola, invece, ci sarà tra 6 giorni l'occasione di arrivare per la prima volta in semifinale alla guida del Manchester City dopo tre eliminazioni consecutive ai quarti e sfatare questo tabù.
Real Madrid-Liverpool 3-1
Vinicius 27', Asensio 36' (M); Salah 51' (L); Vinicius 65' (M)
Man. City-Bor. Dortmund 2-1
De Bruyne 19' (C); Reus 84' (D); Foden 90' (C)