Armando Torro | |
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Aspettava questo giorno da quattro anni e finalmente è arrivato: Guardiola ha portato il Manchester City tra le prime quattro d'Europa dopo tre eliminazioni consecutive ai quarti di finale di Champions League.
Un incubo quello dell'allenatore catalano che si è materializzato anche nel Westfalen Stadion di Dortmund, quando il Borussia è passato in vantaggio, meritatamente per quanto visto in avvio di partita, al quarto d'ora con il destro a giro di Bellingham, diventato a 17 anni e 289 giorni l'inglese più giovane a realizzare un gol nella competizione (il più giovane in assoluto è Bojan Krkic a 17 anni e 217 giorni).
È stato lo schiaffo che ha scosso le certezze dei Citizens, costretti ad attaccare una squadra capace di tenere le linee strette e pronta a ripartire in contropiede con la velocità di Reus e la forza fisica di Haaland. Infatti sono state solo due le occasioni importanti create fino alla fine del primo tempo, entrambe nate da due errori individuali dei difensori in maglia giallonera: la traversa di De Bruyne e il salvataggio di Bellingham su Mahrez.
Al terzo, però, è arrivata la condanna. Come all'andata, Emre Can ha causato un altro rigore, stavolta convalidato per un fallo di mano molto simile nella dinamica a quello di Rodri che ha causato l'annullamento del penalty 8 giorni prima.
Dal dischetto si è presentato Mahrez che ha incrociato a mezza altezza e ha rimesso la qualificazione sui binari che riportano a Manchester. Così quello che fino a quel momento sembrava un'arma improduttiva, il palleggio continuo, si è rivelato il mezzo più efficace per fiaccare le energie dei tedeschi, pericolosi solo con una punizione per la testa di Hummels. Ma proprio su un calcio piazzato, un angolo, il City ha trovato con il mancino forte di Foden sul primo palo
il gol del sollievo che ha fatto scatenare Guardiola, consapevole di essersi tolto un peso importante. Da lì in poi l'assalto della squadra di Terzic è stato poco convinto e con tanti errori in impostazione che hanno dato il via al contropiede degli inglesi, che però lo hanno sprecato due volte
sbagliando l'ultimo passaggio.
Alla fine poco importa a una squadra che affronterà una sfida da sogno contro il Paris Saint Germain di Neymar e Mbappé - vecchio incubo che con la maglia del Monaco si mostrò al mondo quattro anni fa fermando i Citizens addirittura agli ottavi - in un derby di famiglia tra i cugini Al Mansur e Al Thani.
Sarà una semifinale da 0 coppe dalle grandi orecchie sollevate, a differenza di quella che vedrà affrontarsi il Chelsea e il Real Madrid per un totale di 14.
Ad Anfield i blancos hanno saputo resistere all'impeto di un Liverpool certamente volenteroso fin dall'avvio, ma molto impreciso negli ultimi 20-25 metri. Courtois è stato subito decisivo su Salah alla prima sbandata da terzino di Valverde (preferito a destra a Odriozola) e sul gran destro da fuori area di Milner, poi gli errori dei Reds hanno fatto il resto: troppo sbilenche le conclusioni di Salah e Wijnaldum dall'altezza del dischetto del rigore, da dimenticare il controllo in area piccola di Mané. Firmino non ha legato il gioco come al solito, anche perché ben marcato dal duo Nacho-Militao capace di chiudere gli inserimenti delle ali in maglia rossa. Nell'unica occasione, proprio a inizio ripresa, in cui il brasiliano è riuscito a divincolarsi Courtois ha blindato nuovamente lo 0-0.
Il Madrid ha fatto una partita prettamente difensiva e la coppia centrale ha risposto benissimo, in particolare l'ex Porto ancora su Firmino a botta sicura e poi su Diogo Jota. Con gli ingressi del portoghese e Thiago Alcántara e poi di Shaqiri e Oxlade-Chamberlain la prestazione della squadra di Zidane è lievitata nell'ultimo quarto di gara, anche perché il Liverpool ha cercato praticamente sempre di superare le due linee merengue con passaggi filtranti e cross dalla trequarti, invece di tentare la soluzione da fuori area.
Al mago Klopp non è riuscita la magia ed è stato eliminato per la seconda volta consecutiva da una squadra di Madrid e per la sesta (due delle quali contro il Real)
in 15 anni di coppe europee in uno scontro diretto, ma almeno in questo c'è una buona parte di Italia.
Perché gli ultimi 5 colleghi che sono riusciti a far fuori il tedesco si sono formati, da calciatori e/o da allenatori, in Serie A: i più recenti Zidane e Simeone contro il Liverpool, Allegri e Ancelotti (2014/2015 e 2013/2014) e Marino (Udinese, Uefa 2008/2009) contro il Borussia. L'intruso è Juande Ramos alla guida del Siviglia
nel 2005/2006 poi vincitore della Coppa Uefa, quando però Klopp era un giovane di belle speranze sulla panchina del Mainz.
E a proposito di speranze, la cabala va incontro al protagonista della foto in copertina. Per la prima volta dal 1987/1988 ci sono le squadre di tre capitali in semifinale nella massima competizione europea - Real Madrid, Steaua Bucarest e Benfica; oggi Real Madrid, Chelsea e Psg -, solo che allora vinse la quarta incomoda, il Psv Eindhoven.
Bor. Dortmund-Man. City 1-2
Bellingham 15' (D); Mahrez r 54', Foden 75' (C)
Liverpool-Real Madrid