Armando Torro | |
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C'è sempre una prima volta, anche in 127 anni di storia. È quella del Manchester City che il prossimo 29 maggio giocherà a Istanbul la finale di Champions League, traguardo al massimo sfiorato da Pellegrini nel 2016 e raggiunto finalmente da Guardiola al quinto tentativo e a 10 anni da quel Barcellona-Manchester United a Wembley.
Dopo la rimonta caratterizzata da due colpi di fortuna al Parco dei Principi, nella semifinale di ritorno i Citizens schierati ancora senza un vero centravanti hanno dimostrato di essere una squadra compatta e solida in difesa contro il Paris Saint Germain orfano di Mbappé, fuori dai titolari per noie muscolari e rimasto in panchina tutta la partita.
Eppure sul terreno di gioco dell'Etihad Stadium coperto di grandine e nevischio sono partiti meglio proprio i francesi, con grande intensità nei primi minuti, ma il più grande pericolo per i padroni di casa nei primi minuti è stato il rigore assegnato dall'arbitro Kuipers per un presunto fallo di mano di Zinchenko, poi rivisto al monitor e cancellato perché il tocco era con la spalla.
Passato il pericolo, al 10' Ederson ha pescato con un perfetto lancio lungo dai 16 metri proprio l'esterno ucraino che è arrivato sul fondo a sinistra e ha dato il pallone per l'arrivo a rimorchio di De Bruyne: il tiro deviato del belga è finito a Mahrez appostato sul secondo palo che di destro ha battuto Navas.
La reazione dei francesi è stata immediata e Marquinhos imbeccato da Di María con un cross dal fondo ha centrato la parte alta della traversa, poi però si è eretto il muro difensivo del City e su tutti è spiccato Dias che ha annullato Icardi. Il sostituto di Mbappé non è stato cercato dai compagni né lui si è fatto trovare, toccando la miseria di 13 palloni in tutto il primo tempo, così il Psg si è reso pericoloso solo con le conclusioni dalla distanza, però Di María prima ed Herrera poi non sono riusciti a trovare lo specchio della porta.
Ederson non ha effettuato nessuna parata, mentre dall'altra parte a cavallo dei due tempi Navas ha chiuso la porta a Mahrez e Foden, perfetti per il piano tattico di Guardiola: pressing alto e transizioni offensive negli spazi lasciati alle spalle della difesa parigina.
Gli ospiti hanno iniziato meglio anche la ripresa e Neymar si è costruito da solo l'azione del possibile pareggio, ma Zinchenko ha stoppato il suo tiro al 55', così come Dias ha fatto sulla botta in controbalzo di Herrera 5' più tardi.
La squadra di Pochettino si è sbilanciata anche coi cambi (dentro Kean e Draxler per l'impalpabile Icardi ed Herrera) avendo fretta di trovare il pareggio e invece una palla persa a 40 metri dalla porta si è rivelata letale grazie all'uno-due tra Foden e De Bruyne concluso da Mahrez lasciato solo
sul secondo palo.
Con la sua doppietta l'algerino ha chiuso la partita e la qualificazione, aumentando il nervosismo degli ospiti e in particolare dell'omologo Di María, che per velocizzare la battuta di una rimessa laterale e liberarsi del disturbo di Fernandinho ha deciso di rifilare un colpo sulla caviglia del brasiliano. Rosso diretto e Psg ancora più nervoso, alla ricerca più del fallo di frustrazione che dell'impossibile rimonta e impotente contro un Foden scatenato sulla sinistra che ha colpito il palo sfiorando il 3-0.
Forse sarebbe stata una punizione troppo pesante per i vicecampioni in carica che dopo aver beneficiato dell'infortunio di Lewandowski nei quarti contro il Bayern hanno subito quello di Mbappé nel momento più importante della stagione.
Il Manchester City, invece, è diventata la nona squadra inglese a raggiungere la finale di Champions League e lo ha fatto con la settima vittoria consecutiva, così come Guardiola è il settimo allenatore della storia capace di guidare due club diversi fino all'ultimo atto della competizione: prima di lui in ordine Hitzfeld, Van Gaal, e Mourinho, Heynckes, Ancelotti e Klopp.
Man. City-Psg 2-0
Mahrez 10', 63'