Armando Torro | |
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A novembre non lo avrebbe pronosticato nessuno, adesso è realtà: il Chelsea è in finale di Champions League. I Blues sono anche l'unica squadra
nella storia della competizione
ad arrivarci per la terza volta su tre guidata da un allenatore subentrato a stagione in corso: Grant nel 2008 contro il Manchester United, Di Matteo nel 2012 contro il Bayern Monaco e ora Tuchel.
Buona parte dei ringraziamenti va al Paris Saint Germain che ha esonerato l'allenatore tedesco lo scorso 29 dicembre, permettendogli di trovare l'accordo con il patron Abramovic meno di un mese dopo, il 26 gennaio, e cambiare totalmente la stagione del club inglese. Con lui il Chelsea è passato dal settimo al quarto posto in Premier League e da essere sfavorito nel sorteggio agli ottavi contro l'Atletico a dare una lezione di calcio al Real Madrid. Non solo, Tuchel è diventato l'unico allenatore capace di arrivare in finale di Champions per due edizioni consecutive con due squadre diverse.
Per riuscire a batterlo per la prima volta Zidane ha provato a sorprenderlo con uno schieramento tattico cangiante, un 3-5-2 o 4-3-3 a seconda delle fasi di gioco, con Hazard sul centro-sinistra in appoggio a Benzema, Ferland Mendy (contro suo cugino Edouard per la prima volta in competizioni europee) sulla fascia sinistra e Vinicius a destra, ma non è bastato anche perché la tecnica dei blancos a centrocampo non ha potuto nulla contro l'esuberanza atletica di un monumentale Kanté.
Il Chelsea ha tenuto dall'inizio un ritmo altissimo e ha fatto male con le ripartenze e le verticalizzazioni di Jorginho alla difesa merengue: anche senza una vera punta ma con tanti giocatori capaci di attaccare lo spazio, come il Manchester City, i Blues sono arrivati più volte in zona Courtois, compreso il gol annullato per fuorigioco a Werner.
Dall'altra parte il Mendy padrone di casa è stato superlativo sul destro angolato di Benzema al 25', salvando il risultato e la qualificazione alla prima occasione creata dagli ospiti, e poco meno di 2' più tardi è arrivato il vantaggio del Chelsea grazie alla combinazione a tre tra Kanté, Werner e Havertz: il pallonetto dell'ex Bayer con Courtois in uscita è finito sulla traversa e Werner ha ribadito in rete da un metro con un colpo di testa, facendosi perdonare le occasioni sciupate all'andata.
È stato meno fortunato di lui Benzema al 35' nello stesso fondamentale, trovando di nuovo Mendy sulla sua strada, e ancora meno Havertz a inizio ripresa perché ha centrato anche l'altra traversa.
Il Real Madrid ha provato a palleggiare per aprire la solida difesa della squadra di Tuchel, ma ha sofferto tantissimo il contropiede dei Blues ed è stato tenuto a galla dagli errori di Mount e dai salvataggi di Courtois su Havertz e del subentrato Valverde su Kanté. Il francese ha fatto la differenza al minuto 85 quando ha recuperato l'ennesimo pallone nella metà campo madridista e l'ha recapitato a Pulisic (sostituto di Werner) che è stato freddo davanti a Courtois, facendolo uscire dai pali e servendo Mount per il tap-in del definitivo 2-0, un risultato che sta anche stretto all'undici di Tuchel.
Ma non importa, conta solo che il Chelsea andrà a Istanbul insieme al City e sfiderà per la seconda volta in finale di Champions League una squadra di Manchester, in quello che sarà il terzo derby inglese all'ultimo atto della più importante competizione Uefa quasi due anni dopo il secondo, Liverpool-Tottenham del 1° giugno 2019.
Sabato alle 18:30 in Premier tra Blues e Citizens ci sarà l'antipasto della grande sfida del 29 maggio, già caratterizzata dai numeri 2 e 3.
Oltre ai record storici e al fattore nazionale, per il Chelsea la finale potrebbe decidersi per la terza volta su tre ai rigori come a Mosca e a Monaco di Baviera. Anche perché l'unico altro scontro titolato tra Guardiola e l'allenatore tedesco datato 21 maggio 2016 vide il Bayern Monaco trionfare dopo i tiri dagli 11 metri nella finale della Coppa di Germania contro il Borussia Dortmund.
Infine un altro record, quello degli Alonso, la prima famiglia della storia che manda 3 generazioni alla finale della Coppa dei Campioni/Champions League: Marcos Alonso Mendoza ha imitato il padre Marcos Alonso Peña che ci arrivò col Barcellona nel 1986 (persa ai rigori contro la Steaua Bucarest) e il nonno Marcos Alonso Imaz detto Marquitos, capace di vincerne 5 di fila dal 1986 al 1990 col leggendario Real Madrid, segnando anche un gol decisivo nella prima, quello del momentaneo 3-3 contro lo Stade Reims poi battuto 4-3.
Chelsea-Real Madrid 2-0
Werner 27', Mount 85'