
foto Luca Barone
foto Luca Barone
![]() |
Fabrizio Giannico |
|
Tempo di lettura: 4 minuti
Il Taranto ha raggiunto la tanto desiderata promozione e ci siamo tutti complimentati con il mister, la squadra e la dirigenza. Ci sono però addetti ai lavori che operano “dietro le quinte” e non sempre ci si complimenta abbastanza con loro. Si può tranquillamente affermare che alla base del successo del Taranto c’è stato anche il lavoro effettuato dal preparatore atletico.
Il professor Rizzo ha tracciato, ai nostri microfoni, un bilancio di quella che è stata la stagione appena conclusa.
Professore, sicuramente non è stata una stagione come le altre a causa della pandemia. Come ha affrontato il ritorno all’attività agonistica di quegli atleti che nel corso della stagione sono risultati positivi al Covid?
"Non è stato facile in quanto avevamo preparato un programma già dal ritiro precampionato poi, nel nostro momento migliore, dalla partita contro il Nardò, si è presentato il Covid e diciotto giocatori sono risultati positivi. E’ stata una fase particolarmente ostica perché la maggior parte di loro ha avuto una grossa perdita per quanto concerne la forza fisica e la capacità aerobica. Abbiamo dovuto rimodulare e riorganizzare i nostri programmi. Devo dire che nonostante tutto siamo riusciti a superare quella fase critica, ne siamo usciti bene e la squadra ha risposto in maniera positiva".
In un certo senso, oltre ad occuparsi della loro condizione atletica, si è dovuto occupare anche della condizione psicologica?
"Assolutamente si, quest’anno la parte psicologica è stata molto importante perché i ragazzi, con la situazione che si è creata, erano in difficoltà. Un campionato così non credo si sia mai disputato e oltre a curare la condizione fisica bisognava occuparsi anche della condizione psicologica dell’atleta".
Nel corso della stagione ci sono stati diversi infortuni, come ha gestito il ritorno all’attività degli infortunati, soprattutto per quanto riguarda gli atleti anagraficamente più grandi?
"Gli infortuni sono stati prevalentemente dovuti a stress articolare, abbiamo avuto rotture del crociato, lussazioni alle spalle e distorsioni. Il tutto è riconducibile non a un discorso muscolare ma proprio ai troppi incontri ravvicinati che abbiamo affrontato. E’ mancato il tempo materiale tra una gara e l’altra per recuperare. Bisognava necessariamente riprendere gradualmente per non incorrere in infortuni più gravi".
Il campionato ad un certo punto ha subìto uno stop per permettere di recuperare le numerose gare rinviate. Questo, come ha già detto, ha comportato il dover rimodulare il programma che si era prefissato ad inizio stagione. In che modo è cambiato?
"Bisognava innanzitutto utilizzare l’occhiometro; sul campo giorno per giorno osservavamo i giocatori, soprattutto chi rientrava dal Covid. Noi giornalmente ci rendevamo conto dello stato di forma degli atleti e facevamo molti lavori differenziati. C’è stato un gran da fare. Ad un certo punto ci siamo divisi in gruppi perché c’erano tanti ragazzi che avevano subìto uno stop a causa del Covid e loro non erano allo stesso livello di chi non si è mai fermato".
Per quanto riguarda gli atleti che sono risultati positivi ma comunque asintomatici, a distanza è riuscito a seguirli?
"Si, ogni giocatore aveva un suo programma. Ovviamente non toccando il pallone e non facendo allenamenti specifici con il mister la loro condizione ne ha parecchio risentito. Con i programmi che i ragazzi hanno seguito da casa siamo comunque riusciti a limitare i danni".
Tra febbraio e marzo il Taranto ha dovuto disputare molte partite ravvicinate, fisicamente la squadra ne ha risentito?
"Alla lunga ne abbiamo risentito perché giocare molte partite ravvicinate mette particolarmente sotto sforzo l’organismo degli atleti. Abbiamo fatto in circa settanta giorni sedici partite, non avevamo il tempo per riposare. Al termine di ogni gara stavamo già pensando come rimodulare e riorganizzare le preparazioni alle partite successive, non c’è stato il tempo di recuperare che già si doveva affrontare una nuova gara".
Nel corso delle ultime quattro partite il Taranto sembrava un pò più scarico, è stata solo un’impressione oppure era necessario dosare le energie per affrontare al meglio le ultime giornate?
"Anche in questa circostanza l’aspetto mentale ha fatto la differenza. Nella fase finale del campionato i dati che raccoglievamo sono sempre stati buoni, quindi a livello fisico i ragazzi hanno sempre reso. Spesso la troppa voglia di vincere e la voglia di vincere di una città intera ti porta ad approcciarti in una determinata maniera alla gara. Essere al primo posto, psicologicamente parlando, non è come essere al secondo; quando sei al primo posto non puoi permetterti nessun errore".
Quale è stato il calciatore che l’ha sorpresa di più dal punto di vista della crescita della propria condizione fisica?
"Ne potrei indicare tanti, come under sicuramente Boccia, ma sono stati tutti ragazzi eccezionali che hanno avuto una crescita fisica impressionante. Lavorare con loro mi ha riempito di soddisfazioni".