Armando Torro | |
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Quante volte si dice e si scrive che gli errori gravi in Champions League si pagano a caro prezzo? Tantissime, ma nel caso del Paris Saint Germain è ancora più evidente se non altro per contrappasso, date le cifre spese da Al Khelaifi per rendere vincente il suo giocattolo.
Il ritorno degli ottavi di finale al Bernabéu contro il Real Madrid caricato dalla scenografia "Siamo i re d'Europa" si era messo anche bene per gli uomini di Pochettino che avevano ricominciato come avevano finito, col gol di Mbappé.
Prima quello annullato per un fuorigioco (questione di centimetri) di Mendes, poi quello valido sul lancio di Neymar e poi ancora un altro annullato in cui la superstar dal probabile futuro in camiseta blanca aveva superato Courtois con un doppiopasso.
Nel mezzo un paio di conclusioni di Vinicius e Benzema che hanno spaventato Donnarumma, bravissimo sul destro da fuori area del 9, e il possesso palla del Psg a gestire la partita e addormentarla ma senza affondare il colpo e mettere al tappeto il Madrid.
Errore grave, anche se non quanto quello di Donnarumma al 61' pressato da Benzema: forse il contatto tra la gamba destra del francese e quella sinistra del portiere era falloso, ma la leggerezza nel controllo sbagliato e nel portare il pallone verso la porta pesano più dell'ingaggio percepito dall'ex Milan (che pure costò ai rossoneri la qualificazione in Champions League nel 2019 con un errore simile contro la Sampdoria).
L'1-1 con palla recapitata da Vinicius per il facile tap in è stato lo spartiacque del match perché nell'ultima mezz'ora la squadra di Ancelotti ha preso il controllo, complice anche il doppio cambio tattico operato dall'allenatore emiliano: Modrić più alto a ridosso delle punte e Rodrygo più libero di accentrarsi rispetto ad Asensio. Il Paris non è riuscito più a ripartire e nel giro di 106 secondi tra il 76' e il 78' Benzema ha approfittato altre due volte delle sbandate difensive degli uomini di Pochettino, prima sull'assist geniale del 10 sotto le gambe di Kimpembé con Hakimi a tenerlo in gioco e poi sulla chiusura imperfetta di Marquinhos su Vinicius diventata un passaggio per l'esterno destro all'angolino.
Il Paris Saint Germain è rimasto tramortito dalla classe e dal cinismo del giocatore più anziano ad aver realizzato una tripletta in Champions League (34 anni e 80 giorni) e non è riuscito a reagire, producendo solo un paio di sgroppate di Mbappé e una punizione terminata alta di Messi, mentre ancora Modrić ha illuminato il Bernabéu con giocate sontuose e un sinistro a un soffio dall'incrocio dei pali vincendo la sfida tra Palloni d'Oro.
Ecco, l'altra grande delusione della (doppia) sfida è stata proprio la Pulga, peggiore in campo nei 180' e decisiva in negativo con il rigore sbagliato all'andata: troppo poco il primo tempo di sacrificio per Messi per arrivare alla sufficienza al Bernabéu, troppo pochi gli spunti offensivi in relazione all'importanza della partita e all'impegno economico per portarlo a Parigi. È la vittoria di Ancelotti, primo allenatore della storia della moderna Champions League a essere presente ai quarti di finale per quattro decenni consecutivi dal 1999 a oggi (1990-1999, 2000-2009, 2010-2019 e 2020-2029) e anche il fallimento di Pochettino che con ogni probabilità non siederà sulla panchina del Psg l'anno prossimo e chissà quanto ripenserà al non aver preferito l'ex Navas che conosce perfettamente certe situazioni a Donnarumma, il quale conferma una certa somiglianza con Buffon. Anche lui appena approdato ai transalpini dopo aver abbandonato la squadra di cui era un punto di riferimento non è riuscito a superare gli ottavi perdendo il ritorno 3-1 con una papera decisiva (l'ex capitano della Juventus nel 2019 contro il Manchester United) e non è riuscito a succedere ad Antonioli, ultimo portiere italiano ad aver giocato una partita intera al Bernabéu uscendoci imbattuto: era il 30 ottobre 2002 e la Roma vinse 1-0 contro il primo Real galáctico dell'era Pérez.
Chi ha tenuto la porta immacolata in uno stadio importante, invece, è stato proprio un ex madridista, Adán, che ha respinto gli attacchi del Manchester City e registrato un onorevole pareggio per lo Sporting. La squadra di Guardiola ha dominato come all'andata ma non è riuscita a sfondare, rischiando anche di subire il gol al 75' quando Carson appena entrato ha salvato il risultato su Paulinho scrivendo anche un record alla sua seconda presenza in Champions League dopo 16 anni e 338 giorni dalla prima. È il maggior lasso di tempo tra due apparizioni di uno stesso giocatore nella massima competizione europea e questo potrebbe portare bene nella sponda blu di Manchester: infatti il primo match di Carson fu un Liverpool-Juventus 2-1 del 5 aprile 2005, andata dei quarti di finale, e alla fine i Reds alzarono la coppa dalle grandi orecchie nell'incredibile ultimo atto a Istanbul contro il Milan.
Man. City-Sp. Lisbona 0-0
Real Madrid-Paris Saint Germain 3-1
Mbappé 39' (P); Benzema 61',76',78' (M)