Armando Torro | |
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Che Manchester City-Real Madrid sarebbe stata una partita intensa e all'insegna degli attacchi più che delle difese lo si era capito dalle formazioni iniziali, in parte obbligate tra squalifiche e acciacchi vari.
Ma in pochi si sarebbero aspettati di vedere segnare dopo soli 93 secondi il gol più veloce nella storia delle semifinali di Champions League: lo ha fatto De Bruyne di testa, concedendo il bis dopo quello di destro all'Atletico tre settimane prima, sempre all'Etihad Stadium.
Solo che Ancelotti non è Simeone e aveva deciso di giocarsela decisamente più a viso aperto contro Guardiola, accettando tutti i rischi del caso, anche quello di prendere un'imbarcata, ipotesi divenuta più che probabile con il clamoroso buco di Alaba sul 2-0 di Gabriel Jesús, in formissima e reduce dal poker rifilato al Watford in campionato, al minuto 11 e soprattutto dopo aver visto con quale facilità i padroni di casa sono arrivati davanti a Courtois.
Mahrez prima e Foden poi hanno banchettato contro l'allegra difesa merengue, ma si sono divorati il tris spedendo entrambi alla sinistra del portiere belga, spaventato anche dal diagonale da fuori area di Zinchenko: se al 30' del primo tempo il risultato fosse stato sul 4-0 nessuno avrebbe avuto da ridire, anche perché gli ospiti si erano resi pericolosi solo con un colpo di testa di Alaba servito da Benzema.
Però se c'è qualcosa che gli ottavi e i quarti hanno insegnato è che non si può mai dare il Madrid per morto e specialmente il suo capitano con il 9 sulla schiena che al 33' ha trasformato un banale cross di Mendy in gol con una girata al volo di sinistro ad anticipare Zinchenko. Il 2-1 ha cambiato l'inerzia della partita, ha ridato forza ai futuri campioni di Spagna per poter ribattere ai pericoli creati dal City, soprattutto il terzo gol divorato della serata ancora da Mahrez e Foden, con l'inglese capace di tirare addosso a Carvajal nonostante la porta spalancata dopo il palo colpito dall'algerino.
Alla fine il 2000 dei padroni di casa si è fatto perdonare almeno parzialmente colpendo di testa indisturbato nell'area piccola madridista sul cross di Fernandinho subentrato a Stones come terzino destro, ma subito dopo anche Vinicius, il 2000 degli ospiti, si è acceso alla grande umiliando sulla stessa fascia il suo connazionale e facendo una volata altrettanto indisturbata di 50 metri prima di freddare Ederson.
Con il 3-2, i cambi e un po' di stanchezza sopraggiunta le squadre si sono allungate favorendo ancora di più lo spettacolo con i capovolgimenti di fronte e i duelli individuali, spesso comunque vinti dagli uomini di Guardiola che hanno trovato il poker con il bolide mancino di Bernardo Silva - approfittando del vantaggio per un fallo su Zinchenko al limite dell'area - dopo l'occasione capitata a Laporte, mal marcato sempre sul sinistro.
Ancora una volta si è data per morta la squadra di Ancelotti, vicina a subire la manita per effetto di una gran giocata di Mahrez conclusa però col destro sul fondo, e ancora una volta un innocuo cross in mezzo si è rivelato letale per i citizens per via dell'insensato tocco di mano di Laporte in area. Rigore ineccepibile trasformato da Benzema che, nonostante i due errori in 7' contro l'Osasuna, si è presentato sul dischetto e ha beffato Ederson col cucchiaio festeggiando la presenza numero 600 nel Real Madrid con la doppietta che lo porta a essere capocannoniere di questa edizione.
Così dopo l'indigestione di gol segnati e divorati, i campioni di Inghilterra hanno avuto più difficoltà ad affondare negli ultimi 10' per via di un Real Madrid con le linee più strette a "difendere" il 4-3 che per quanto visto in campo è oro colato per i blancos, soprattutto in vista del ritorno tra 8 giorni.
Non si sa cosa succederà al Bernabéu o se la partita ricalcherà in qualche modo quanto visto all'Etihad, ma sta di fatto che gli amanti dello spettacolo eleveranno questa partita tra le più belle di sempre nella storia della Champions. Inconsapevolmente daranno ragione a chi faceva notare che Simeone non aveva affatto tutti i torti a giocare il calcio "preistorico" chiudendo gli spazi al City e concedendo solo due tiri in porta senza farne, perché è stato evidente che affrontare a viso aperto la squadra di Guardiola può portare a subire tanti gol ed è grazie ai clamorosi errori di Mahrez e Foden (più la follia di Laporte) se il tabellone dice solo 4-3 e non 7-3 o 7-2.
D'altra parte, si è visto come la fase difensiva dei citizens è tutt'altro che eccezionale e gli 0 gol subiti fino a stasera nelle 4 partite a eliminazione diretta sono frutto della minore decisione e precisione-qualità negli ultimi 20 metri delle avversarie incontrate.
Alla fine, come sempre, avrà ragione chi vincerà e volerà a Parigi per la finale del 28 maggio, data che porta decisamente bene sia ad Ancelotti (2003) che a Guardiola (2011).
Man. City-Real Madrid 4-3
De Bruyne 2', G. Jesús 11' (C); Benzema 33' (M); Foden 53' (C); Vinicius 57' (M); B. Silva 74' (C); Benzema r 82' (M)