Armando Torro | |
|
Tempo di lettura: 5 minuti
La finale di Champions League del 28 maggio sarà una rivincita o una "bella", a seconda dei punti di vista.
Perché è stato il Real Madrid a staccare il biglietto aereo per Parigi con il più classico dei voli last minute e Ancelotti è diventato il primo allenatore della storia ad arrivare all'ultimo atto della competizione per 5 volte, di cui 3 contro il Liverpool dopo una sconfitta e una vittoria.
Niente da fare per il Manchester City di Guardiola, alla sua sesta eliminazione in semifinale, che già pregustava il terzo capitolo della sfida contro i reds, i quali alla fine affronteranno per la terza volta nella storia (record, dopo 1981 e 2018) i blancos in una finale di Coppa dei Campioni/Champions League. Per la seconda volta giocheranno nella capitale francese, ma in un altro stadio perché l'1-0 firmato Kennedy 41 anni fa fu al Parco dei Principi.
C'è chi dice che in 90' più recupero ci siano due partite, cioè una che dura fino al 70' e un'altra fino al fischio finale dell'arbitro: nella serata del Bernabéu ne ha avuto piena conferma, dato che la sfida si è accesa proprio nell'ultima parte dei minuti regolamentari.
Lo 0-0 ha resistito nonostante un paio di occasioni interessanti per parte come il destro di Bernardo Silva respinto da Courtois nel primo tempo o il sinistro sbilenco di Vinicius a soli 10" dall'inizio della ripresa, davvero troppo poco rispetto a quanto visto solo 8 giorni prima. Gli animi in campo e sugli spalti si sono accesi solo in occasione dei falli da ammonizione di Casemiro su De Bruyne e su Silva nonché su una simulazione del centrocampista brasiliano assente nella sfida dell'Etihad e graziato tutte e tre le volte dall'arbitro Orsato che ha applicato un metro permissivo per tutta la partita, favorendo però nella fattispecie i padroni di casa.
Poi ecco il cambio di ritmo dato dai nuovi entrati: Rodrygo da una parte, Gündoğan e Zinchenko dall'altra con il vantaggio dei citizens al 72' nato proprio dai piedi dei giocatori più freschi e concretizzato da Mahrez sull'apertura di Silva sulla destra.
Sembrava ormai chiuso il discorso qualificazione anche per via del possesso palla in mano agli inglesi, invece ancora una volta i cambi sono stati decisivi perché con coraggio Ancelotti ha tolto dal campo, dopo Kroos, anche Casemiro e Modrić sottotono per inserire Camavinga e Asensio passando al 4-2-4, mentre Guardiola ha gettato nella mischia Grealish. Proprio mister 100 milioni di sterline ha avuto per ben due volte l'occasione di fare il 2-0, già negato da Courtois sulla sventola di Cancelo dai 20 metri, ma entrambe le volte si è divorato il gol e in particolare al minuto 87 col salvataggio disperato sulla linea di Mendy finito addosso a Foden senza conseguenze per il Madrid.
Ha tenuto in vita una squadra data per spacciata: errore fatale perché al 90' la zampata di Rodrygo in anticipo su Ederson dopo la sponda di Benzema, in ombra fino a quel momento, ha riacceso tutto il Bernabéu per l'assalto disperato dei neo campioni di Spagna nei 6' di recupero concessi da Orsato. È bastato il primo per fare il 2-1, ancora con Rodrygo, stavolta bravo e fortunato a correggere di testa un cross di Carvajal già colpito da Asensio e a renderlo imparabile.
Qualcosa di molto simile a Manchester United-Bayern Monaco del 1999, ma con l'ultima occasione capitata a Foden (alto di poco), i tempi supplementari da giocare e l'inerzia tutta dalla parte dei padroni di casa, che infatti hanno premuto subito sull'acceleratore e alla prima azione offensiva condotta da Camavinga e Vinicius hanno avuto la palla per completare la rimonta. Sul traversone basso a rimorchio del brasiliano è arrivato Benzema ad anticipare e a farsi stendere in area da Dias: rigore trasformato con estrema freddezza e gol numero 85 in carriera in Champions League (raggiunto Lewandowski), numero 15 di questa edizione e numero 10 nelle sfide a eliminazione diretta (eguagliato il record di Cristiano Ronaldo del 2016/2017) per il più serio candidato alla conquista del Pallone d'Oro 2021/2022.
Il Manchester City, pur frastornato, ha provato a segnare la rete per portare il match ai rigori, trovando nel primo tempo supplementare ancora una volta sulla sua strada le mani di Courtois e un tap in mancato, stavolta quello di Fernandinho. Praticamente il portiere belga ha fatto calare il sipario perché gli uomini di Guardiola non hanno saputo organizzare azioni d'attacco ragionate nell'ultimo quarto d'ora a loro disposizione, spesso interrotto per la verità dai problemi muscolari (veri o presunti) di Militão che è riuscito a fare perdere tempo prezioso, non recuperato adeguatamente da Orsato che ha fischiato anche con qualche secondo di anticipo sui soli 3' di recupero finali concessi.
Alla fine, per la seconda volta in Champions dopo il 2014, ha avuto ragione Ancelotti su Guardiola e il Bernabéu ha caricato il Real Madrid per un'altra impresa dopo quelle contro Paris Saint Germain e Chelsea proprio quando le cose si facevano più difficili per i blancos e a risolverle ci hanno pensato l'attaccante dai gol pesanti (Rodrygo) e quello dai gol pesantissimi (Benzema), che in questa edizione della Champions è rimasto a secco solo contro l'Inter.
Dall'altra parte, il Manchester City ha evidenziato ancora problemi di maturità e mancanza di abitudine a partite così importanti, oltre che carenze difensive celate fino alle semifinali, ma è stato tradito come il Psg (Messi, Donnarumma) da colui che è stato presentato come grande acquisto utile proprio per sollevare la coppa dalle grandi orecchie.
Sarà interessante vedere cosa succederà allo Stade de France perché anche il Liverpool, come la squadra di Ancelotti, ha dimostrato di saper reagire ribaltando le situazioni avverse (vedi Villarreal) ma anche di saper gestire il vantaggio senza grossi affanni: a differenza dell'ultima volta nel 2018, per la "bella" non ci saranno favorite sulla base dei valori delle rose, cambierà solo la consapevolezza data dal percorso stagionale fatto finora
Real Madrid-Man. City 3-1 dts
Mahrez 72' (C); Rodrygo 90',91', Benzema 95' pts (M)