Attraverso un post su Facebook,
Luigi Sfrecola, figlio dell'ex presidente del Barletta Francesco Sfrecola, ha raccontato l'aggressione subita nella giornata di domenica a Taranto prima dello spareggio disputato allo "Iacovone" contro il Martina. Di seguito ecco il post integrale:
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08/05/2022, Taranto: Un giorno di ordinaria follia Ieri ci siamo recati nella città dei 2 mari pronti a vivere una giornata di calcio al seguito della squadra della nostra città per vivere una partita attesa 7 anni. 1600 barlettani si sono mossi per stare vicini alla squadra in questo momento così importanti e per spingerla alla vittoria, e noi, la famiglia Sfrecola, così profondamente legati a questi colori, non potevamo mancare. Già al momento dell'annuncio della sede sia i tifosi barlettani che quelli martinesi sono insorti, perché Taranto è terra ostile, molto ostile. Ma le lamentele iniziali espresse sia dalle società che dalle tifoserie sono rimaste inascoltate, e la lega nazionale dilettanti ha comunicato la sua decisione ufficiale: lo spareggio si giocherà domenica 8 maggio a Taranto. Noi ci saremmo andati ovunque, e così è stato. Dovendoci muovere come semplici tifosi e tutti insieme come famiglia di 4 persone, abbiamo optato per la macchina pensando “ok la rivalità, ma siamo 4 persone innocue, tra cui un minorenne e un padre di 57 anni, dovremmo essere immuni da eventuali aggressioni”. Purtroppo, così non è stato. Abbiamo parcheggiato in una via ad 800 m dallo stadio, rassicurati dall'aver visto bambini e famiglie uscire da una scuola cattolica. Abbiamo iniziato la nostra camminata verso lo stadio, con le sciarpe nascoste (perché non si sa mai), però abbastanza tranquilli di raggiungere lo stadio senza problemi. Così non è stato. Da qui inizia un racconto surreale, un qualcosa che pensavo di vedere solo nei film. Ci è sfrecciata accanto una golf nera con 5 persone tutte vestite di nero e incappucciate, armate di spranghe. Sono scesi e hanno iniziato a correre verso di noi. Poi ne sono spuntati altri a piedi, poi altri 5 o 6 motorini. Sbucavano da ogni angolo, tutti armati di caschi e mazze che venivano verso di noi. Caduti nell'agguato di 30 bestie, non avevamo la minima idea di che cosa fare. Non avevamo la minima idea di che intenzioni avessero, ma erano tutti contro di noi. Mio padre, una persona di 57 anni è stato accerchiato, e gli è stata sottratta una sciarpa che i gruppi organizzati gli avevano donato tanti anni fa, quando era il Presidente del Barletta Calcio. Mio fratello, minorenne, ha iniziato a correre, ed è riuscito a seminarli. Io stavo correndo nella stessa direzione di mio fratello minore, ma per evitare che seguissero lui, ho iniziato a correre tra le macchine attirandoli a me e facendo sì che lui riuscisse a scappare. A quel punto ero letteralmente circondato da una decina di loro, tutti armati di mazze che mi urlavano di dove fossi e che pretendevano la mia sciarpa. Sciarpa che avevo detto di non avere perché ce l'avevo legata intorno alla vita e nascosta sotto la felpa. Sono stato colpito da due colpi di manganello sulla gamba sinistra e a quel punto la sciarpa mi è caduta. Mi stavo chinando per riprenderla ma mi si sono buttati contro e stavano per colpirmi di nuovo. Presa la sciarpa, e solo dopo che un signore (con la S maiuscola) tarantino che aveva visto la scena si è messo in mezzo per difendermi, dicendo loro di vergognarsi, sono scappati. Solo a quel punto sono arrivate tre pattuglie di carabinieri e polizia, che ci hanno soccorso. Io ero incazzato nero, per aver perso la sciarpa ma soprattutto per la vigliaccheria dei nostri aggressori. Noi non rappresentiamo nessun gruppo organizzato, erano sciarpe che avevamo perché ci erano state donate ai tempi della presidenza di mio padre, e che mettiamo allo stadio quando ci rechiamo come semplici appassionati del Barletta calcio. Aggredire una famiglia di 4 persone in 30 ed essendo armati e la cosa più vile ci possa essere. Poteva scapparci il morto o il ferito grave, solo Dio sa cosa sarebbe successo se avessi cercato di riprendermi la sciarpa. Me la sono cavata con un “semplice” ematoma sulla gamba sinistra. Questo racconto serve per farvi capire cosa sono gli “ultras” del Taranto, che si sono fatti forti in 30 contro 4, armati di mazze e manganelli, per prendersi due sciarpe e postarle sui social come trofei di guerra, senza specificare di averle prese a 4 persone normali e indifese, non di certo ad ultras. Questa è gente che di ultras non ha nulla, si parla solo di delinquenti camuffati da tifosi, gente senza onore e senza rispetto. Troppo facile fare i fenomeni in 30 e armati contro 4 persone disarmate e indifese (tra cui un minorenne e un avvocato di quasi 60 anni). Non scrivo altri appellativi per questa gente, altrimenti Facebook mi banna, e non voglio dare neanche la soddisfazione di farlo. Ci tenevo solo a specificare che le sciarpe sono state sottratte ad un padre con i suoi figli, e non di certo ai gruppi organizzati del Barletta, come i tarantini vogliono cercare di far credere. Gli aggressori si sono rivelati quanto di più codardo e infame ci possa essere, gente senza onore e senza dignità. Forti coi deboli e deboli coi forti. Per fortuna, lo spavento iniziale è sparito subito una volta entrati nello stadio, e ci siamo goduti 120 di spettacolo. Abbiamo vinto sugli spalti e in campo, e dopo SETTE lunghi anni l'incubo è finito. Per Davvero. Non mi emozionavo così da anni, ed è stata, nonostante tutto, una giornata da ricordare. LUNGA VITA AL BARLETTA CALCIO E ALLA SUA GENTE, TUTTO IL RESTO è NOIA. P.s. Questo racconto serve anche a far capire l'incompetenza di una lega nazionale che andrebbe commissariata, solo per aver pensato di disputare una partita del genere, con un seguito del genere, in un territorio così ostile. Era un disastro annunciato, si sapeva che qualcosa sarebbe andato storto, e le aggressioni subite da noi e dai tifosi del Martina ne sono la prova".