Armando Torro | |
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Da quando la competizione ha cambiato nome, il Real Madrid ha sempre vinto le finali di Champions League: con quella della notte dello Stade de France siamo a 8 su 8.
Non ha fatto eccezione il Liverpool, che non è riuscito a interrompere il record dei blancos e di Ancelotti, unico allenatore a sollevare la coppa dalle grandi orecchie per 4 volte. Eppure la squadra di Klopp avrebbe meritato certamente di più per gioco e occasioni create, ma ha trovato di fronte un Courtois semplicemente insuperabile a regalare la Décimocuarta ai suoi.
Sul tabellino ci è finito Vinicius, determinante nel deviare in porta, al primo e unico tiro della sua partita, il forte traversone di Valverde dalla destra e da quel momento, dal minuto 59, il Real Madrid ha mostrato resistenza ed esperienza facendo valere la storia: solo 60 anni fa i blancos sono stati rimontati in una finale di Coppa dei Campioni/Champions League.
Forse la consapevolezza di una squadra costretta quasi sempre a rimontare nella fase a eliminazione diretta di questa edizione ha fatto sì che l'altra, al contrario quasi sempre avanti e favorita negli accoppiamenti, perdesse le certezze accumulate negli ultimi mesi e la lucidità nell'attaccare.
Solo Salah è stato sempre sul pezzo a differenza di Mané e Luis Díaz - anche di Diogo Jota e Firmino subentrati - ma è sbattuto per altre tre volte sul portiere belga numero 1 delle merengues, forse il numero 1 al mondo, dopo la clamorosa parata nel primo tempo.
Benzema, il protagonista più atteso a Parigi e probabile vincitore del Pallone d'Oro, è stato decisamente più in ombra e si è visto solo in occasione del gol annullato per fuorigioco dopo un controllo pasticciato in area Liverpool e il passaggio di Valverde deviato da Konaté e Fabinho.
Per confermare l'annullamento ci è voluto un check dei Var di oltre 3', qualcosa che ha aggiunto ulteriore pathos a una partita iniziata con un ritardo vergognoso di 36' perché i tifosi delle due squadre non erano ancora entrati allo Stade de France al cui esterno ci sono stati anche scontri con la polizia per via del mancato riconoscimento dei biglietti regolarmente acquistati.
In realtà quello al 42' è stato l'episodio che ha svegliato il Real Madrid, fino a quel momento autore di 0 tiri in porta contro i 5 del Liverpool. Motivo per cui Klopp può recriminare pensando alle occasioni salvate da Courtois proprio nella prima frazione, sia sul destro di Salah che su quello di Mané, però non è stato in grado di cambiare la partita: si è visto un dominio dei suoi, più intensi, più reattivi e più pronti su ogni pallone fino al vantaggio madridista, improvvisamente imprecisi e nervosi dopo.
Ancelotti, invece, ha avuto l'accortezza di dare fiducia ai suoi finché effettivamente non ne avevano più, concedendo anche la standing ovation a Vinicius e Modrić, nonostante la sofferenza evidente del 4-3-3, più statico rispetto a quello degli avversari.
Alla fine hanno vinto i singoli più forti e non il migliore gioco di squadra, ha vinto l'allenatore più esperto nonché l'unico a vincere la Champions in tre decenni diversi interrompendo il tris di tecnici tedeschi negli ultimi 3 anni e permettendo al Madrid di doppiare il suo Milan secondo nella classifica (14 a 7), sorridendo ancora il 28 maggio come a Manchester contro la Juventus nel 2003.
Il Liverpool avrebbe potuto fare il suo treble, ma alla fine la coppa l'ha sollevata Marcelo, capitano non giocatore che ha pianto al "¿Cómo no te voy a querer?" dei suoi tifosi, probabilmente dedicandoli alla squadra della sua vita: 25 trofei vinti con la camiseta blanca, di cui 5 Champions come Maldini a cui in estate chiedeva estasiato di fare una foto insieme.
Ora, dopo questo doblete stagionale, il brasiliano arrivato nella capitale spagnola 15 anni fa è, nel giorno dell'addio, ancora più ufficialmente una leggenda di questi anni d'oro del grande Real: è il più vincente della storia blanca, già leggendaria di suo, e tra qualche anno è molto probabile che un forte terzino sinistro vada da lui a chiedere un selfie.
Liverpool-Real Madrid 0-1
Vinicius 59'