Redazione MRB.it | |
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"È il secondo anno consecutivo in cui arriviamo in finale e subiamo le decisioni arbitrali, rimanendo con l'amaro in bocca". È un Benedetto Nardone arrabbiato e deluso quello che ha commentato ai microfoni di MRB.it la finale di Coppa Italia ASI tra la Virtus Calcio Taranto e la Rubert FC.
Quella che per i delfini poteva essere l'occasione di prendersi una rivincita dopo il 2-0 subito esattamente un anno prima (con rigore netto negato sullo 0-0) si è tramutata nuovamente in un rimpianto, qualcosa che è difficile da digerire nonostante una partita iniziata discretamente e in equilibrio e terminata con lo stesso punteggio del 22 maggio 2023.
Le recriminazioni cominciano in un momento preciso, il 17' del primo tempo, su quello che doveva essere un calcio di punizione a favore: "Turi era stato trattenuto più volte fuori area in un'azione pericolosa e proseguendo ha reagito. L'arbitro non ha visto il fallo ma solo la reazione e da quel momento è scattata la rissa che ha portato alle espulsioni di Baldo e Macaluso - ha raccontato il difensore e capitano rossoblù -. Io non ho visto esattamente cosa hanno fatto loro perché stavo parlando con l'arbitro, ma per l'importanza della partita sarebbe stato meglio procedere all'ammonizione per entrambi. È brutto giocare una finale in 10 contro 10, anche perché fino a quel momento regnava l'equilibrio e siamo stati noi a subire la decisione perdendo uno che dava geometrie alla squadra".
Ciò ha certamente indirizzato la partita a favore della Rubert, consentendole di prendere il controllo del gioco sostanzialmente fino al gol del vantaggio a inizio secondo tempo, l'episodio decisivo che ha definitivamente spostato gli equilibri: "Nonostante il predominio a centrocampo, loro non hanno creato grandi occasioni e la nostra difesa si è ben comportata, anche in occasione dell'1-0. Crocco stava spazzando tranquillamente, è stato sbilanciato e da lì hanno avuto il rimpallo per il tiro, poi sulla respinta di Albano nessuno ha coperto e Pellegrino ha messo la palla in rete. Come l'anno scorso ha inciso l'arbitro, stavolta nel convalidare un gol che era da annullare, noi ci siamo chiaramente innervositi e nel cercare di andare in avanti abbiamo subito il contropiede del secondo gol", ha spiegato Nardone.
Quando col contraccolpo psicologico ci si aspettava che gli avversari potessero dilagare, la difesa rossoblù ha retto senza concedere nulla, la Virtus schierata col 4-3-2 è rimasta in partita e poi c'è stato il cambio di modulo in favore del 3-4-2: "Magari passando prima a tre in difesa e recuperando un giocatore a centrocampo li avremmo contrastati evitando alcuni passaggi chiave in cui trovavano l'uomo in più. Il mister da fuori la vedeva meglio di noi e ha voluto tenere un certo equilibrio dato che la difesa reggeva, dopodiché con le sostituzioni abbiamo provato a giocare in modo più offensivo per riaprire la partita", ha detto il tarantino classe '77 parlando dell'aspetto tattico.
Ma in una partita decisa dagli episodi ci voleva una scintilla per riaccendere le speranze dei delfini: "Se fossimo riusciti a segnare con le occasioni per Turi e D'Aversa quella cattiveria che fino a metà ripresa era solo nervosismo si sarebbe trasformata in cattiveria positiva a darci lo slancio per cercare il pareggio. Invece ci è mancato anche un pizzico di fortuna e il risultato è rimasto invariato", ha ammesso amaramente il numero 15.
Nel tempo di recupero è avvenuto l'ultimo episodio controverso, un calcio di punizione dato in favore della Rubert su un duello in area di rigore tra Crocco e Nardò, che è costato a Turi l'espulsione per proteste, una decisione che ha lasciato perplesso Nardone: "Nel momento in cui l'arbitro fischia un fallo, che non c'è, fuori area per la trattenuta all'attaccante deve anche espellere Crocco perché c'è una chiara occasione da gol e lui è l'ultimo uomo", ha fatto notare.
Oltre i fatti e le naturali contestazioni c'è da vedere anche quel poco di positivo che ha restituito la finale e riguarda proprio la prima partita intera dopo oltre due mesi del capitano dei delfini: "Nonostante avessi un po' di timore per i problemi al ginocchio, mercoledì ho voluto staccare la spina e non pensarci, dando tutto me stesso e credo di aver fatto comunque una buona prestazione", ha affermato al riguardo il 47enne.
Un altro aspetto interessante da notare è la differenza di alternative a disposizione di mister Palumbo, prestiti a parte, tra le gare di Coppa Italia e quelle delle altre competizioni, Serie A e Coppa Uefa: "Dobbiamo ancora capire il motivo, forse c'è poca gente che ci crede ed è qualcosa su cui dovremo lavorare per l'anno prossimo. È sempre meglio vedere in distinta tanti giocatori come mercoledì perché tutte le partite sono importanti, sia le finali sia quelle che servono per arrivare in finale o all'obiettivo del campionato", ha avvertito Nardone.
L'auspicio è che il suddetto messaggio venga recepito in vista della sfida di Coppa Uefa da dentro o fuori di domani pomeriggio al comunale di Talsano contro Programma Sviluppo, in cui ai rossoblù servono i tre punti per arrivare in semifinale: "Abbiamo deciso di partecipare a questa competizione e la dobbiamo prendere con la stessa intensità e la stessa decisione, altrimenti è inutile lo sforzo che abbiamo fatto per entrarci se poi non proviamo neanche a qualificarci alla fase successiva", ha concluso il difensore.