foto Luca Barone
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Maurizio Calò | |
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L'attesa di sentire le parole del presidente Giove, del
tecnico Capuano e di tutta la dirigenza jonica era spasmodica ed era
l'argomento principe nelle spiagge e nei bar di Taranto. Perché l'attaccamento
alla squadra da parte del pubblico rossoblù è notoriamente caldo. E,
soprattutto, dopo l'ottima stagione vissuta. Queste parole dovevano dare un
segnale rassicurante a tutto l'ambiente per dare davvero la dimostrazione di
essere chiari e certi sull'immediato futuro. Ma soprattutto con l'intento di
voler remare tutti verso la direzione del consolidamento di un progetto forte e
credibile. E, soprattutto, vincente. Perché quando arrivi secondo sul campo il
desiderio, inevitabilmente, è quello di fare quel passo in più che significa
sognare una categoria tanto attesa da oltre 30 anni.
La sensazione è indubbiamente di una società che, nelle
intenzioni, vuole proseguire nel provare a rendere il Taranto una compagine
pronta a lottare per le alte sfere della classifica, che vuole confrontarsi con
squadre forti, blasonate e ricche. Con contesti competitivi e solidi. Non c'è
dubbio che la conferma sulla panchina di Capuano anche come responsabile
dell'area tecnica dia tranquillità sull'obiettivo di voler raggiungere
risultati importanti. Il punto è un altro.
Se la vicenda stadio è cosi determinante (e indubbiamente
lo è) quali certezze reali ci sono sulla competitività del Taranto? Si ha come
l'impressione di una contraddizione in termini. Se si vuole essere all'altezza
della scorsa stagione con nomi e conferme importanti (vedi l'ingaggio del
portiere Nobile e la riconferma di qualche giocatore in itinere come Miceli e
Calvano senza dimenticare Ferrara) ma dall'altra parte stando in bilico sul
dove giocare la prossima stagione (anche e soprattutto per responsabilità che
stanno da altre parti) come si può garantire un campionato dalle grandi
ambizioni? Questa è la grande domanda.
Si ha la sensazione di vivere con una
spada di Damocle piantata nel cuore. Ed è una questione decisiva
per il futuro tecnico del club. L'auspicio ( quello vero e non quello
sbandierato da personalità politiche importanti) è che tutto davvero possa
andare nell'unico reale verso che tutti si augurano. E cioè nel verso del bene
del Taranto Calcio nel suo complesso. Per non spezzare sul nascere sogni e
speranze. Perché cosi, sinceramente, con queste incertezze e questi
interrogativi sulla logistica diventa difficile pensare in grande.