Maurizio Calò | |
|
Tempo di lettura: 3 minuti
I giorni passano. I colpi di scena non accennano a
diminuire. Se di colpi di scena dobbiamo parlare. La settimana trascorsa ha
visto una serie di atti, di vicende e di fatti che hanno portato tutti a fare
una semplice considerazione: è ora di pretendere la verità sulla vicenda
stadio. Si dice tutto il contrario di tutto. Si prefigurano scenari e poi
si agisce di impulso. Si continua nei botta e risposta a mezzo di comunicati
stampa e interviste. I "si dice" e gli "auspici" regnano
sovrani in un clima di incertezza preoccupante. Ma dove si vuole arrivare? A
che gioco si sta giocando? Chi sta agendo in un modo cosi irrispettoso e
irresponsabile nei confronti di una comunità calcistica intera?
Lunedi scorso la società ha parlato dell'assoluta volontà di far fare al
Taranto un campionato importante, in linea con quello della passata
stagione, con ambizioni di un certo tipo. Con un imperativo preciso. Dare mandato a Capuano di allestire
una rosa competitiva in grado di poter lottare per traguardi gloriosi. Il
tecnico campano era stato rassicurato pubblicamente sulla vicenda stadio tanto
da monopolizzare la sua conferenza stampa parlando di scenari di mercato
rilevanti nel tentativo di confermare in riva allo Jonio un grosso zoccolo duro
di giocatori protagonisti della passata stagione. Per non stravolgere tutto,
per non far pensare ad una rosa totalmente da ricostruire. Improvvisamente,
poi, questo scenario viene messo in discussione dal grido di allarme della
società sul dove giocare nella prossima stagione compreso lo svolgimento degli
allenamenti quotidiani. Con uno scenario sinistro. Quello dell'incertezza
sul futuro tecnico della squadra. Da una parte, quindi una certa volontà di
mantenersi ai vertici, dall'altra gli interrogativi sulla concreta possibilità
di realizzare questo progetto. Come spesso si dice in questi casi, una
contraddizione nei termini e negli intenti.
Si arriva, poi, in un caldo sabato di luglio, a distanza di pochi giorni dalla
conferenza stampa, al comunicato del Taranto forte e perentorio nei contenuti
che fa sobbalzare una tifoseria intera e che lascia tutti spiazzati. Esilio
forzato. Si va a giocare da un'altra parte. Quale parte, non si sa. Ma è
stato tutto cosi improvviso e inaspettato? Domanda lecita. Possibile che in
pochi giorni si sia deciso di uscire allo scoperto comunicando l' "esilio
forzato"? Domande, forse, lecite, considerando le tempistiche. E
poi?
In un'intervista ad un quotidiano, arriva la sorpresa di Ferrarese dicendosi stupito
dalle parole e dal tono del comunicato del Taranto lanciando stilettate ai
diretti interessati e parlando di impegno massimo per far giocare i rossoblù
allo Iacovone non garantendo sull'effettiva fattibilità di questo auspicio.
Se di auspicio ancora si può parlare. Con una particolarità. Il commissario si dice possibilista sul fatto di poter far disputare le partite del Taranto allo Iacovone per poi smentirsi manifestando dubbi su questo scenario. Anche qui, delle due l'una. O una cosa si può fare oppure non si può fare. Sembra elementare, forse.
Insomma una vicenda che ogni giorno esaspera i tifosi, non rende tranquillo
l'ambiente e disorienta anche chi ogni giorno quotidianamente tenta di
raccontare tutti i passaggi di questa telenovela. Infinita, stucchevole,
velenosa. E, ci si consenta, indecorosa per una città come Taranto. Ora non
resta che aspettare nuove puntate di una fiction che è senza esclusione di
colpi, di boom mediatici, di battaglie a suon di comunicati e non solo. In
tutto questo chi sta soffrendo di più è il tifoso del Taranto. Che vuole solo
una cosa. Che il suo Taranto giochi, emozioni e renda felice il proprio
popolo.