Maurizio Calò | |
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Sono momenti in cui parlare di calcio giocato diventa difficile. L'ultimo posto in classifica, le due sconfitte consecutive contro Altamura e Casertana, le difficoltà a mettere insieme due passaggi, l'impossibilità di poter sperare di realizzare una rete. Ma alla fine, a che serve parlare di tutto questo? Questa la grande domanda che si pone tutto il popolo rossoblù. Una tifoseria costretta a vedere un campionato surreale, fatto di parole (tante) e fatti che non corrispondono mai agli intenti. Ora si sente parlare di Taranto vendibile. Ma in che senso? Cosa vuol dire tutto questo?
Oggi il tifoso tarantino vede una squadra ultima in classifica con lo spettro della penalizzazione certa pronta ad arrivare e a complicare tutto, con una società che non sa ancora quale futuro avrà, con un autogestione che al momento sul campo sta facendo vedere poco e nulla. Tutto ciò in un campionato che si sta dimostrando livellato, duro, difficile. Diciamocelo, il solito girone C di Serie C. Tosto, pieno di insidie. Nessuno regala nulla. Le squadre sono costruite per lo più con obiettivi precisi e decisi. In tutto questo il Taranto cosa potrà fare? Questo Taranto come riuscirà a trovare il bandolo della matassa per restare in questa categoria?
La risposta che la stragrande maggioranza del tifo rossoblù ha in mente è oramai nota da settimane. Solo la svolta societaria con un passaggio di proprietà può salvare questa squadra. Solo un nuovo corso societario può invertire la rotta. Perchè il Taranto è un patrimonio da salvare. Perchè con la prospettiva dello stadio nuovo si possono aprire nuovi scenari. Perchè la strada verso un futuro più roseo può essere davvero tracciata. Basta solo volerlo. E alla svelta. Il popolo rossoblù non aspetta altro. Siamo ad un bivio. O lo sprofondo o la nuova rinascita. Chi vivrà vedrà.