Maurizio Calò | |
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Il Taranto ha un problema oramai certificato. E questo problema si chiama sindrome del granchio. Sembra che la squadra di Gautieri sia affetta da una malattia cristallizzata nel tempo e che si sta sempre più permeando nell'anima di tutti i giocatori. Quando si ha la sensazione che si faccia un passo in avanti che significa fiducia e positività subito si fa un pericoloso e inquietante passo indietro. Ed è ciò che è accaduto a Foggia.
In terra dauna, la compagine rossoblù non ha dato mai la reale sensazione di far male ai rossoneri. Anzi. Ancora una volta errori individuali e di squadra hanno penalizzato oltremodo la compagine jonica che si trova mestamente ultima e con prospettive non particolarmente rosee. La penalizzazione pende come un macigno nel cuore e nella testa dei giocatori e ora che il campionato va avanti i punti cominciano a pesare tantissimo. Di fatto, questa squadra non potrà più permettersi passi falsi. La classifica piange troppo e il Taranto non ha alternative ai tre punti nelle prossime partite che verranno. Non saranno più ammesse retromarce preoccupanti. Bisogna accelerare assolutamente. L'alibi della condizione fisica e dell'alchimia tra i calciatori regge sino ad un certo punto. Adesso come adesso tutti devono dare il massimo per evitare che la situazione precipiti ulteriormente.
Diciamo tutto ciò naturalmente senza dimenticare le vicende che stanno avvenendo fuori dal campo. E' evidente che la tranquillità e la serenità non sono di casa attualmente a Taranto. Il contesto ambientale non permette a questi giocatori di affrontare questo campionato in una normalità che è essenziale per raggiungere determinati risultati. Certo, gli stessi calciatori sanno perfettamente in che posto si trovano e ne erano consapevoli sin dall'inizio. In attesa di novità importanti sul fronte societario, la prossima partita con il Picerno, al di là della forza dell'avversario, dovrà essere della vera svolta. Il campionato non aspetta. Per gli jonici sono le ultime chiamate per esistere ancora.