foto Roberto Orlando
foto Roberto Orlando
Roberto Orlando | |
|
Tempo di lettura: 4 minuti
Iniziamo oggi un reportage sugli stadi e i campi da calcio di Taranto e provincia: i cantieri dei Giochi del Mediterraneo rischiano seriamente di mettere in ginocchio i settori giovanili e le società dilettantistiche dell'arco jonico. Andremo a tastare il terreno sulle preoccupazioni e le difficoltà quotidiane che vivono le società sportive e le scuole calcio e di come la chiusura degli impianti influirà sulle attività di aggregazione giovanile in città e nella vicina provincia.
Ben vengano i Giochi del Mediterraneo e la possibilità, per Taranto e Provincia, della rinascita degli impianti per tutte le generazioni di sportivi jonici, che da anni vivono la penuria dei luoghi di aggregazione sportiva, dalle piste di atletica alle piscine, ai campi di basket, volley, tennis e di tanti altri sport outdoor e indoor. Ben vengano i giochi, quindi, nonostante ritardi e commissariamenti, nonostante campanilismi ed egoismi vari. Tanti i cantieri che apriranno e che porteranno, da qui al 2026 ad avere una impiantistica ricca, nuova e allettante. Ma a che prezzo? Vediamo come se la passa il calcio, ma non quello più in vista, ma quello che rappresenta l'attività di base, il motore dell'aggregazione giovanile sportiva.
I problemi nascono, a livello calcistico provinciale, non solo per le squadre più seguite, come il Taranto, ma anche per le squadre dilettantistiche della vicina provincia, di Promozione ed Eccellenza per intenderci, e per tutte quelle scuole calcio che partecipano ai campionati FIGC, per cui occorrono dei campi di gioco omologati per disputare le gare ufficiali.
Parliamo di Taranto città, ma il problema è di tutta la provincia. Iniziamo dal capoluogo: appaltati i lavori per il restyling dello Iacovone, la prima squadra di calcio emigrerà per disputare le partite casalinghe (l'impianto di Francavilla il maggiore indiziato per ospitare i rossoblù) e il campo B “De Molfetta” sarà impegnato nell'area del cantiere. Dalle notizie in nostro possesso, dovrebbe continuare ad essere il campo di allenamento del Taranto e che si potrà convivere con il cantiere.
Resterà aperto ancora per poco il “Renzino Paradiso” di Talsano, omologato FIGC ma che sarà interessato dai lavori dei Giochi. A Taranto sono finiti i campi da calcio, anzi no: ce n'è un altro, privato, a Paolo VI, ma non è omologato e quindi non utilizzabile per i campionati dilettantistici e giovanili. Fine dei giochi? Sembra di si, a meno che non si voglia emigrare in provincia. Ma a che prezzo?
Il primo esempio, eclatante, che abbiamo riportato, è quello dello Statte, che ha visto il Commissario Ruocco chiudere qualche giorno fa l'impianto cittadino, dove si alleva e giocava, appunto, la società gialloverde del presidente Russo. Per evidenti problemi logistici ed economici (trasferire la prima squadra e tutto il settore giovanile in altri impianti nelle vicinanze ha dei costi, anche elevati) lo Statte si è ritirato da tutte le competizioni, dalla prima squadra fino a tutte le squadre giovanili. A casa sono rimasti circa 150 ragazzini e bambini, oltre alla prima squadra e a tutto lo staff dello Statte (circa 20 persone). 150 ragazzini che, senza far retorica, non hanno più la possibilità di riunirsi e socializzare dietro un pallone: noi non cerchiamo responsabili, ma di certo possiamo individuare le vittime di queste decisioni. E le vittime sono questi ragazzini, dagli 11 ai 15 anni.
Spostarsi nelle vicinanze? Difficile, se non impossibile. Muovere 180 persone, sostenere i costi di trasporto e di affitto dei campi, per una società che vive principalmente di settore giovanile diventa proibitivo. Per la cronaca, il Comunale di Crispiano chiuderà a fine anno per restyling, grazie ai fondi dei bandi Sport e Periferie (700 mila euro il finanziamento arrivato nel Comune delle cento masserie). A Massafra convivono diverse società, senza un impianto di illuminazione e con un Comune commissariato. Mottola? Bellissimo impianto, ma altrettanto costoso per una semplice scuola calcio.
Ci siamo soffermati sulla società dello Statte poiché è stata la prima (senza cinismo, si spera l'unica e l'ultima) ad alzare bandiera bianca, ma pensiamo che ci saranno problemi per tante altre società. Le dinamiche, descritte sopra, sono e saranno comuni a tante società e scuole calcio, per le quali non sappiamo quali saranno le azioni che la politica (o la struttura commissariale) possa, voglia o stia mettendo in atto. Continueremo il nostro viaggio, seguiteci.