foto Luca Barone
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Maurizio Calò | |
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Ora davvero non è più tempo di chiacchiere da social e da bar. Ora è tempo di sedersi urgentemente al tavolo e salvare questa stagione. La posizione di classifica è allarmante, la squadra è con la lingua a terra, l'organico non consente di dormire sogni tranquilli. L'iter del passaggio societario non può più aspettare. I tifosi del Taranto assistono sempre di più ad una stagione senza sussulti e con lo spettro della retrocessione in serie D dietro l'angolo. Il cambio di rotta a livello societario ha portato un po' di entusiasmo, tanti selfie, tanti proclami, tante foto ad effetto ma ad oggi nessun reale atto concreto.
Se si eccettua l'ufficialità della contrattualizzazione di Michele Cazzarò come allenatore della prima squadra (la gratitudine nei confronti dell'ex centrocampista rossoblù sarà, in ogni caso, illimitata), al momento si vive di chiacchiericci e di ipotesi. Di congetture e di "si dice". La chiarezza, sappiamo, è l'unica medicina che cura la malattia dell'incertezza e della destabilizzazione. Oggi il tifoso tarantino vuole vedere fatti. Le parole le porta via il vento e a Taranto le delusioni sono state troppo concenti in questi ultimi trent'anni per non condividere il sentimento del pregiudizio ed essere affetti dalla sindrome di San Tommaso (se non vedo, non credo).
Le ultime due sconfitte contro Cavese e Benevento hanno terribilmente riportato sulla terra tutti. Non che le vittorie contro Avellino e Cerignola avessero più di tanto illuso ma è altrettanto vero che una parvenza di segnale di vita c'era nella squadra. Certo, la partita contro i sanniti era in salita ma quella contro la Cavese non doveva essere sbagliata in quel modo. L'organico soffre se non ci sono alternative all'altezza, considerando già le difficoltà con tutti al completo. Se, però, mancano le qualità tecniche ci deve essere quell'attenzione e quella grinta che non devono mai lasciare i giocatori. Nelle ultime due partite, ahimè, tutto ciò si è palesato nella sua durezza.
Michele Cazzarò, al termine della partita contro il Benevento, era rammaricato per i gol subiti da palla inattiva. Errori di concentrazione che non possono essere tollerati a certi livelli. Ecco, allora, venire a galla tutti i difetti di una squadra troppo giovane, inesperta, ingenua. Ecco, allora, che la proprietà che si sta per insediare ha un dovere categorico. Ultimare urgentemente il closing e buttarsi a capofitto sulla squadra e su una stagione da salvare con le unghie e con i denti. Mark Campbell o chi per lui deve capire che il calcio non è solo fotografie, selfie, cerimoniali con le istituzioni e pettole da mangiare. Una società di calcio si basa sui risultati sportivi. Il professionismo va preservato a tutti i costi. Senza se e senza ma. Senza calcoli da strapazzo e senza furberie. Altrimenti il sogno americano (o di chissà chi) svanirà nel nulla.