L'EDITORIALE

Taranto, un tunnel senza fine

Sul campo la squadra sembra non esserci più in un clima sempre più surreale

foto Luca Barone

   Maurizio Calò

17 Dicembre 2024 - 09:30

Tempo di lettura: 1 minuto

Quando si paragona la situazione del Taranto come se fosse il supplizio di Tantalo non si fa certo esercizio di esagerazione. Perché questa stagione sta arrivando a livelli di vera e propria agonia calcistica. Quello che oramai si sta vedendo in campo non sembra essere più calcio ma una sorta di pro forma in ogni fine settimana. Come se si timbrasse il cartellino per onore di firma. E poco più.

Le partite del Taranto sembrano essere, infatti, come dei film visti e rivisti. Come se fossero repliche. Più si vedono, più appaiono scontate. Nel senso negativo del termine. Oggi il Taranto non appare più la men che minima essenza di una squadra di calcio. Una compagine senza cattiveria agonistica, voglia di lottare, predisposizione al sacrificio. Nulla di tutto questo. L'arrendevolezza disarmante con la quale questi calciatori si presentano in campo è al limite dello sconforto.

Il grido di allarme di Michele Cazzarò a fine partita è stato piuttosto netto e fermo. Il disagio è a livelli altissimi cosi come l'incertezza sul futuro del club rossoblù. La componente tecnica del sodalizio jonico sembra sempre più crollare. Moralmente e fisicamente. Difficile oggi prevedere il domani. Difficile dare anche un giudizio tecnico alle “prestazioni” di questa squadra. Scendere in campo è diventato come fare peggio di una maratona con pendenze altissime. Si naviga a vista, senza bussola, senza una retta via. Senza neanche un barlume di ottimismo dietro l'angolo. Quanto continuerà tutto ciò? Ai posteri l'ardua sentenza.

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