foto Luca Barone
foto Luca Barone
Maurizio Calò | |
|
Tempo di lettura: 1 minuto
Quando si paragona la situazione del Taranto come se fosse
il supplizio di Tantalo non si fa certo esercizio di esagerazione. Perché
questa stagione sta arrivando a livelli di vera e propria agonia calcistica.
Quello che oramai si sta vedendo in campo non sembra essere più calcio ma una
sorta di pro forma in ogni fine settimana. Come se si timbrasse il cartellino
per onore di firma. E poco più.
Le partite del Taranto sembrano essere, infatti, come dei
film visti e rivisti. Come se fossero repliche. Più si vedono, più appaiono
scontate. Nel senso negativo del termine. Oggi il Taranto non appare più la men
che minima essenza di una squadra di calcio. Una compagine senza cattiveria
agonistica, voglia di lottare, predisposizione al sacrificio. Nulla di tutto
questo. L'arrendevolezza disarmante con la quale questi calciatori si
presentano in campo è al limite dello sconforto.
Il grido di allarme di Michele Cazzarò a fine partita è
stato piuttosto netto e fermo. Il disagio è a livelli altissimi cosi come
l'incertezza sul futuro del club rossoblù. La componente tecnica del sodalizio
jonico sembra sempre più crollare. Moralmente e fisicamente. Difficile oggi prevedere
il domani. Difficile dare anche un giudizio tecnico alle “prestazioni” di
questa squadra. Scendere in campo è diventato come fare peggio di una maratona
con pendenze altissime. Si naviga a vista, senza bussola, senza una retta via.
Senza neanche un barlume di ottimismo dietro l'angolo. Quanto continuerà tutto
ciò? Ai posteri l'ardua sentenza.