Girando per gli ipermercati, quattro giorni dopo la fine dell'Epifania, ci siamo imbattuti in più di uno scaffale pieno di calze del Taranto e ci siamo ricordati di come l'anno scorso le stesse calze andarono a ruba. Dodici mesi fa la piazza viveva una stagione importante, fatta non solo di risultati ma anche di orgoglio e voglia di appartenenza. Orgoglio che, come spesso è accaduto in questi ultimi anni, nuovamente tradito.

Di certo non è che le calze della befana siano l'indicatore principale della disaffezione dei tifosi verso i colori rossoblù, ma di certo lo utilizziamo come spunto per prendere nuovamente coscienza di come i risultati nel calcio siano la benzina (anche) del marketing e di come la distruzione della squadra di calcio sia l'ennesima lacerazione del tessuto sociale: piccoli tifosi dirottati verso la serie A e i top club europei, vendita di gadgets, maglie e tutto ciò che sta di contorno praticamente azzerato. Confronto con altre realtà non più alla pari, biglietto da visita della città rovinato. Disaffezione e distruzione.

Ma il bello (o il brutto) della storia è nei responsabili e nei corresponsabili di questo ennesimo strappo: l'antico proverbio "da grandi poteri derivano grandi responsabilità" ripreso anche nei secoli successivi da filosofi e politici (ma anche più prosaicamente da Spiderman), dichiarava che il potere non può essere goduto per i suoi privilegi, ma chi detiene il potere è anche detentore dei doveri morali ed è responsabile di ciò che decide di fare o non fare. "Giocare" a fare il presidente del Taranto, insomma, è un esercizio di detenzione del potere di forte responsabilità verso la comunità intera, non solo quella calcistica.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. E mentre il tri-dimissionario presidente "galleggia" cercando di evitare istanze di fallimento, (come sembra) ancora non si è deciso a dare una risposta alla nuova offerta di Apex (non che noi tifiamo per Apex, per il potenziale nuovo proprietario del Tarnato varrà la stessa regola, che deve essere esatta da tutti), prolungando una agonia sportiva ormai insopportabile.

Le calze della befana sono ancora lì e il loro valore è pari a quello che ognuno di noi ormai dà al Taranto attuale.