TARANTO FC

Taranto, da Catania a Bari la solidarietà social per i tifosi rossoblù

Tanti i messaggi per i tifosi tarantini, storici rivali accomunati dalla lotta al calcio moderno

Foto Roberto Orlando

   Roberto Orlando

05 Febbraio 2025 - 12:15

Tempo di lettura: 3 minuti

Si attribuisce al Primo Ministro inglese Winston Churchill una frase sugli italiani: diceva che gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio. Torto non ne aveva, il leader conservatore che ha guidato il Regno Unito alla vittoria della seconda guerra mondiale e un fondo di verità ce lo possiamo anche attribuire.

Trasferte vissute come in trincea, confronti sugli spalti non sempre conditi da fratellanza e amicizia e, negli ultimi venti anni la deriva social che ha dato voce a eserciti di imbecilli pronti ad ogni stupidaggine per far valere il proprio campanile. Ma da un po' di tempo, probabilmente, le cose stanno cambiando. Stranamente, in meglio. La situazione grottesca che si vive da mesi a Taranto e a Torre del Greco ha in qualche modo unito tifoserie da sempre rivali (vuoi per ragioni puramente calcistiche ma in alcuni casi anche per interessi politici regionali) e sui social più seguiti in tanti hanno voluto solidarizzare con i tifosi rossoblù e corallini.

Senza voler fare indagini socio/antropologiche sul cambiamento del fenomeno ultras in Italia negli ultimi anni, possiamo affermare con certezza che il movimento ultras è diventato una sorta di custode di alcuni valori come la fede calcistica legata all'appartenenza territoriale; appartenenza che significa piena coscienza del ruolo sociale del calcio all'interno della comunità. Valore condiviso oggi da quasi tutte le relatà ultras, che vedono in tutto ciò che possiamo far ricadere nel "calcio moderno" il male del calcio attuale. La mercificazione della passione pallonara che passa dal mercato e dalla concezione attuale che i vertici calcistici hanno dello sport più amato.

In questo quadro gli ultras si sono uniti, trovandosi a dover difendere la propria appartenenza ad una precisa concezione del calcio da un nuovo nemico. E allora ecco come in tanti, da Bari, Catania, Avellino, Cava de' Tirreni, solidarizzano con i tifosi di Taranto e Turris. Perché, si, c'eravamo tanto odiati, parafrasando il titolo di un film degli anni '90, ma adesso è fronte comune contro il calcio moderno e i suoi rappresentanti. Ad Avellino è apparso uno striscione che recita "finché ultras è ideale, sostengo il mio rivale. La fede non va derisa!" che sintetizza tutto il discorso. Ed è solo l'ultima manifestazione di solidarietà a comunità vittime di personaggi e regole che falsano campionati e che distruggono tessuti sociali. Tantissimi i messaggi su Facebook, sotto le notizie che parlando della delirante attualità: messaggi che vengono da Catania, da Benevento, da Foggia. Il che è tutto dire.

Ieri, e perdonate il personalismo, mi ha contattato un amico, un grande giornalista (e tifoso) di Bari, Giosé, conosciuto prima del derby del 12 dicembre 2021 (ricordiamocela la data, casomai ci sarà da aspettare altri trenta anni prima di reincontrare gli "odiati" cugini) che mi ha confessato il suo dispiacere per ciò che stiamo vivendo a Taranto. Perché in fondo la rivalità sportiva c'è, ma nessuno deve godere dei fallimentri altrui: "Taranto è una città bellissima, che non merita ciò che sta vivendo. Le immagini della gara contro la Casertana fanno venire da piangere, la tifoseria non merita tutto questo". Le parole, di cuore, dell'amico barese Giosè. Che fare, caro Giosè, se non affidarci ai nostri protettori? San Nicola e San Cataldo proteggeteci dall rizz vacand.

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